La maledizione degli arbitri (100 anni dopo) e quegli schermidori esclusi ingiustamente

Non solo il caso Macchi. La storia di questo sport narra che...

La maledizione degli arbitri (100 anni dopo) e quegli schermidori esclusi ingiustamente
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Parigi 100 anni dopo: non è cambiato niente. C'è una storia che consolerà perfino Filippo Macchi. L'oro del fioretto è sfumato per dabbenaggini arbitrali. E tra accuse e proteste. Ma proprio a Parigi cento anni fa successe di peggio. Il tempo passa invano. E la scherma vive fra risse e duelli. Appunto, eccoci a Parigi 1924: l'Italia si presenta con un gruppo di schermidori livornesi, guarda caso toscani e toscanacci come il giovin Macchi. Sono gli eredi di Nedo Nadi e nessuno vuol restare indietro rispetto ai 5 ori conquistati ad Anversa. Capopopolo il sanguigno Oreste Puliti e Aldo Boni. I francesi vogliono riabilitare l'onore della scherma loro, dopo la debacle belga (5 ori a 1 per l'Italia). C'era aria frizzante, sono state più risse e proteste che medaglie.

Ma le risse hanno fatto storia. Tutto partì con il fioretto a squadre: Italia-Francia. Sul 3-1 per i francesi, ecco la sfida fra Aldo Boni e Lucien Gaudin. Equilibrio fino al 4-4 finchè un giurato non vede un discutibile punto per il francese. Boni non ci sta e comincia ad usar parole, screanzate, contro Gyorgyi Kovacs, appunto il giudice ungherese. Il giudice intuisce, chiede la traduzione a Italo Santelli, livornese pure lui ma al servizio della squadra magiara. Il nostro traduce tutto senza ammorbidire. Parbleu! Boni viene sanzionato. Gli azzurri non ci stanno. E, per sfregio, lasciano la pedana. Si ritirano al canto di «Giovinezza! Giovinezza!». Siamo nel periodo in cui quel motivo andava di moda.

Ma c'è di peggio: Italia e Ungheria si affrontano nel torneo di sciabola. Quattro italiani avanzano verso la poule finale: stesso gruppo di qualificazione per decisione della giuria. Se ne qualificherà solo uno. Bertinetti, Bini e Sarrocchi decidono di lasciar andare avanti Puliti, gravandolo del minor numero di stoccate. E qui ricompare il rancoroso giudice Kovacs che sporge reclamo per comportamento sleale. Reclamo accolto. Puliti vuol prendere al collo il giudice. Gli grida: «Vieni fuori così la risolviamo a bastonate». Puliti viene squalificato. Gli italiani per protesta lasciano la pedana.

Ma la storia non finisce qui. Kovacs e Puliti si incontrano ad uno spettacolo alle Folies Bergeres. Il nostro lancia la sfida al giudice. «Questo lo capisci?» domanda schiaffeggiandolo e invitandolo al duello. Il duello avverrà, tempo dopo, al confine tra Ungheria e Austria. Durò a lungo, tra i 60 e 90 minuti, nonostante inviti dei padrini a dare un taglio. Ne uscì peggio Kovacs, pur senza danni gravi.

Puliti, nel frattempo, era stato squalificato a vita. Verrà graziato nel 1927. In certo modo Macchi ha riabilitato i suoi toscani. Ha vinto e perso. Si è limitato a dire: «Gli arbitri non sono in malafede. Però sbagliano». Diciamolo: Parigi un po' maledetta.

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