Malinconia da Mondiale. L'Italia pensa al futuro nella chiamata più triste

Mentre le altre nazionali ufficializzano le rose per la rassegna iridata, Mancini guarda oltre

Malinconia da Mondiale. L'Italia pensa al futuro nella chiamata più triste

Prepariamoci per tempo, come si fa per ingerire una medicina amarissima. Una malinconia mondiale ci accompagnerà per le prossime settimane, lungo la maratona televisiva della edizione invernale della coppa del mondo di calcio. Chiamatela come volete: malinconia, appunto, o tristezza, o avvilimento o inquietudine. Non cambia né l'umore che proveremo come paese abitato da un cospicuo numero di ct in servizio effettivo, né il giudizio che dovremo riservare allo smacco subito non dal Brasile o dall'Argentina ma, pensate un po', dalla Macedonia e da quel gol a porta spalancata mancato da Berardi. Prepariamoci allora perché da domenica 20 novembre, ore 17, scatterà il primo appuntamento con la collettiva malinconia quando capiterà di puntare l'antenna su Qatar-Ecuador, debutto per niente attraente del mondiale di calcio dal quale siamo rimasti fuori. E non è la prima volta: questo cruccio pesa ancora di più. Specie se si considera che nemmeno la delusione numero due, consecutiva, sta producendo quel che in passato (tipo la Corea del '66) è accaduto sul settore (mondiale del '70, successo sfiorato contro il Brasile dell'irraggiungibile Pelè, oppure mondiale '78 dopo delusione del 74). Cioè riforme, cambio di passo nelle strutture (stadi) e nuova generazione alla ribalta.

Qualche ora dopo quell'incipit del mondiale invernale, andrà in onda la seconda amichevole allestita da Mancini per dare un'occhiata allo stato attuale del calcio italiano con l'amichevole contro l'Austria (Vienna, ore 20.45). Lo stesso rivale scelto per l'occasione non fa altro che riportarci indietro di un anno e passa e rispolvera la memoria della sfida europea con l'Austria, con il brivido dei supplementari esaltato dai sigilli di Chiesa e Pessina. Fu il trampolino di lancio verso Wembley e quella coppa riportata a Roma 58 anni dopo. Da una stagione colma di infortuni e defezioni di ogni tipo, nelle ore precedenti la convocazione ha fatto notizia la scelta di Zaniolo di evitare l'azzurro per dedicare alla sua Roma le ultime briciole di energia. Per provare a ricucire lo strappo con Mancini e il club Italia, il romanista ha pubblicato sul suo profilo una dichiarazione che è una conferma della sua priorità («a Verona ho subito un colpo, ho deciso di stringere i denti e di mettermi a disposizione di allenatore e compagni, mai pensato di rinunciare alla convocazione azzurra»). E infatti a stretto giro di convocazione, eccolo Zaniolo entrare nell'elenco dei 31 azzurri chiamati da Mancini per lenire la malinconia nostra.

Si rivede Chiesa dopo un bel po' e questa è sempre una bella notizia, entrano a far parte del club Italia anche Fagioli e Miretti, i due deb che hanno rinvigorito l'attuale Juventus e Simone Pafundi, classe 2006 addirittura, di Monfalcone, attaccante della primavera dell'Udinese a dimostrazione che Mancini ha occhi anche tra le nazionali giovanili per preparare la prossima qualificazione all'europeo. Perché un punto è chiarissimo: da oggi in poi sbagliare è vietato per la Nazionale.

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