Manca Ibra? C'è Olivier. Oui, je suis bomber. "Qui per volere di Dio..."

Altro che riserva, il transalpino è specialista dei derby: "Gare da vincere. E noi siamo tornati"

Manca Ibra? C'è Olivier. Oui, je suis bomber. "Qui per volere di Dio..."

Milano. Ivan il terribile Perisic aveva appena finito di richiudere la sua lussuosa valigia in pelle del Diavolo, che Oliviero, una volta si diceva bomber vero, gli ha lasciato la valigia e gli ha tolto la pelle. Oliviero detta alla francese è Olivier. Il cognome fa Giroud e da oggi l'Inter potrebbe tradurlo con: quello che te le fa girare. Perisic aveva apparecchiato la festa e lui, in 4 minuti, gli ha mandato tutti piatti in frantumi. Gol da centravanti vero: il primo in scivolata ad arraffare pallone nemmeno, con quella stazza da 1,92, fosse l'Inzaghi del bel tempo milanista. E l'altro ingannando la difesa nerazzurra con un giro da valzer calcistico che ha lasciato di sasso De Vrij e Handanovic, alla faccia del muro difensivo.

Ma a ciascuno il suo e forse, non a caso, Giroud è un esperto di derby. A Londra, tra Chelsea e Arsenal, ha visto di tutto e di più: in tutto 72 derby. Il pedigrèe vuol dire qualcosa. Ha vinto il meglio nell'orbe calcistico: campione del mondo con la Francia, campione di Champions con il Chelsea. Sarà un caso se i due goleador della partita sono fra gli unici quattro (gli altri Theo Hernandez e Sanchez) ad aver vinto la Champions? E poco conta che qui il francese fosse un esordiente. L'altro derby se l'è visto dalla panchina. Ed anche allora era affiorato un dubbio: che non fosse meglio vederlo in campo? Almeno per uno spezzone di partita. Però come dire a Ibra che il sostituto non era poi così sostituto? Il racconto della partita dice il resto: ecco un esordiente di 35 anni cavar gol e vittoria con gli unici due palloni avuti dalla squadra. Forse ha ragione quel pensiero che ha accompagnato Olivier nel tragitto verso Milano: «Sono qui per volere di Dio». E perché mai? Racconterebbe lui: «Ricordate quando ho intavolato una trattativa con l'Inter l'anno scorso? Era tutto pronto ma qualcosa è andato storto». Ed ora è a Milano, sponda Milan, per volere di Maldini (e Massara) che nemmeno quando giocava è stato considerato così altolocato. «I derby si vincono - ha detto - Siamo tornati».

Eppure il volere così alto ha riscosso ragione: doppietta nel derby, primi gol in trasferta per questo corazziere che finora aveva sommato 5 reti, tutte in casa, e due assist. Ma se guardiamo ai suoi numeri, tutto può risultare più chiaro: in carriera Giroud ha segnato 289 gol in 714 partite (ieri compreso), media dello 0,40. Media da cannoniere di alto borgo, nato a Chambery, passato attraverso la douce France di Grenoble, Tours, Montpellier, emigrato a Londra tra Arsenal e Chelsea ed ora milanese soddisfatto di esserlo. Da ieri lo sono anche i milanisti. Facendo un conto totale: Giroud è costato ai suoi club poco più di 32 milioni di euro. Nemmeno tanto.

Il Milan lo ha acquisito a prezzo di saldo, ma non dimentichiamo che il Diavolo ha una appassionante storia con gli attaccanti francesi. I nomi non hanno mai tradito: Combin, Papin, Dugarry, oggi Giroud. Vabbè ci sarebbe anche Menez. Ed ora pure la maledizione della maglia numero 9 (vedi Inzaghi e poi mori) è stata sconfitta.

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