Torino - Scherzi del calendario. Come succede ogni anno. Stasera, sarà di nuovo Toro contro Milan. Stavolta al Grande Torino, posticipo con vista Europa. Al momento più per i rossoneri che per i granata, che si sono un po' persi nelle ultime settimane e dovranno anche digerire il ko per certi versi immeritato - di giovedì scorso in coppa Italia. «Non siamo morti», ha tuonato ieri Mihajlovic. Il quale ovviamente sperava di consumare la sua personale vendetta eliminando dalla coppa la squadra dalla quale venne esonerato: l'occasione dell'ennesima rivincita arriva stasera, davanti al pubblico amico e in uno stadio dove il suo Toro ha finora perso solo contro la Juve conquistando 20 dei 29 punti (sei successi e due pareggi). Ovviamente il serbo si affiderà in attacco a Belotti (13 reti in campionato e 15 in stagione, equamente suddivise tra destro, sinistro e di testa), recuperando pure Iago Falque ma dovendo fare a meno di Castan in difesa.
Più sereno (forse) Montella. Al quale non dispiacerebbe ipotizzare una permanenza al Milan oltre il 2018 («perché no?»), alzando anche il tiro: «Siamo in piena lotta per l'Europa League. Guardando la classifica, potremmo aspirare a qualcosina in più: però è difficile, perché ci sono squadre molto attrezzate. Devo dire che mi piacerebbe essere nella foto degli allenatori che giocano la Champions League, quando fanno la riunione a Nyon a inizio stagione». Aspirazione che hanno tutti i tecnici, ovviamente. Unita alla possibilità di migliorare la rosa, anche: cosa che il Diavolo al momento non riesce a fare. «Non mi sento penalizzato.
E stiamo inoltre reinserendo giocatori come Sosa, Bertolacci e Calabria (oggi titolare al posto di De Sciglio, ndr), in attesa di Montolivo. Un allenatore deve essere bravo ad attingere alle risorse che ha a disposizione». Aziendalista e basta. Senza tabelle da seguire, ma guardando in alto.
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