Milan, altra brutta frenata. La maledizione è San Siro

Squadra spenta, erroraccio di Theo e pari di Hauge nel finale. Pioli duro con i suoi: "Fatto troppo poco".

Milan, altra brutta frenata. La maledizione è San Siro

Resiste, per il Milan, la maledizione di San Siro. Anche la Samp, in dieci nell'ultima mezz'ora, sfiora il successo smarrito a pochi rintocchi dalla sirena. Fosse rimasta a ranghi completi, ce l'avrebbe fatta. E invece Adrien Silva ha commesso una di quelle follie guadagnandosi il secondo giallo solo qualche minuto dopo il sigillo di Quagliarella, un altro vecchietto terribile del nostro calcio. Certo, niente a che vedere con il harahiri di Theo Hernandez in avvio di ripresa. Con un maldestro passaggio all'indietro ha servito un cioccolatino a Quagliarella che dalla distanza ha colto Donnarumma fuori dai pali. Lo strafalcione del difensore francese è l'emblema del Milan di ieri, lento, confuso, poco reattivo, rientrato dalla sosta come fulminato nelle energie e anche nell'idea di gioco. Qualche contributo alla prima mezz'ora orribile dei rossoneri l'ha fornito anche Stefano Pioli con una scelta in partenza (Saelemaekers terzino dietro Castillejo) molto discutibile che ha reso il binario di destra poco efficace. Pioli per la prima volta critico con i suoi: «Abbiamo fatto troppo poco e sbagliato inizio. Le scelte? In base alle Nazionali», ha detto. Nella ripresa la sostituzione del belga con Kalulu molto attivo sul binario, da rivedere solo la qualità dei cross- ha confermato i dubbi dei critici. Ma tutto il Milan è apparso, fin dalle prime battute, con le pile scariche, come se la sosta invece di ridare nerbo, abbia cancellato la memoria dell'esibizione convincente di Firenze, ad esempio. Difficile scegliere qualche prova oltre il 6 in pagella, a eccezione di Tomori e Kjaer. Anche Ibra ha combinato poco a dimostrazione che la parentesi svedese con la sua nazionale gli ha sicuramente tolto vitamine invece di aggiungerne.
La Samp, istruita a dovere da quel volpone di Ranieri, specie nell'organizzazione difensiva dove ha puntualmente messo in fuorigioco sia Ibra che poi Rebic, liberata da ogni assillo di classifica, è stata padrona del gioco nel primo tempo. Si è difesa alla vecchia maniera quando è rimasta in dieci e alla fine ha rischiato persino di cedere negli ultimi minuti per stanchezza. Perché infatti il Milan è riuscito a centrare il pari grazie all'unica giocata degna di Hauge in area di rigore e a sfiorare addirittura il sorpasso finale con Kessiè che ha centrato il palo (19º nel torneo) nell'incursione conclusiva.
Quello di ieri è il sesto risultato consecutivo domestico senza successo (ultimo precedente 7 febbraio col Crotone) e i punti guadagnati a San Siro (23 contro i 37 fuori casa) confermano che non si tratta di un caso ma di una tendenza effettiva. Vincere a San Siro è diventato un tabù. Specie quando i trequartisti non riescono a garantire la qualità indispensabile per armare Ibra oppure Rebic, arrivato nella ripresa al posto di un insignificante Krunic.

Probabilmente è per questo motivo che dagli esperti di calciomercato provengono le voci di contatti dell'area sportiva rossonera con il procuratore di Ilicic, 33 anni, quindi un'età che non rientrerebbe nei parametri fissati da Elliott per la ricostruzione del club.

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