Milan, l'effetto derby si vedrà solo a Firenze

Domani il vero esame per capire se Cutrone ha guarito il Diavolo. O non cambia nulla

Milan, l'effetto derby si vedrà solo a Firenze

Milano - Il successo - recita un comandamento di Arrigo Sacchi - è un accessorio della passione. Eppure neanche il più sognatore dei milanisti in circolazione, tipo Carlo Pellegatti per intendersi, avrebbe immaginato il capovolgimento del mondo Milan nel giro di poche ore. Ha vinto il derby spianandosi la strada verso la semifinale con la Lazio. L'ha vinto, meritandolo, al culmine di una sfida finita ai supplementari, con un tocco felpato di Cutrone, il ragazzo della Primavera, promesso al Crotone in estate, e promosso titolare per il pestone sulla caviglia di Kalinic. Ha superato indenne un paio di colpi bassi del destino (l'infortunio di Gigio Donnarumma seguito da quello di Storari durante il riscaldamento) affidando la custodia della porta ad Antonio, il fratello maggiore di Gigio, bollato come parassita dalla curva amica ma uscito dal debutto con le stelline tra i guanti. E per completare il piccolo capolavoro, ieri, all'ora del tè, Vincenzo Montella ha rescisso il contratto che sarebbe pesato come un macigno sui conti del club per raggiungere Siviglia.

Cosa avrebbe potuto chiedere di più dalla vita Rino Gattuso? E invece l'uomo, che è un campione di umiltà («sono il più scarso della serie A» ha declinato l'altra notte a fine derby), non ha commesso alcun peccato di superbia e ha colto subito l'unico risultato da esibire. Eccolo: col derby in tasca, forse, il Milan può aver sconfitto il virus dell'insicurezza che l'ha prima indebolito e poi trasformato nel bersaglio più comodo per gli sfottò social.

Ci può essere un altro Milan, non solo quello avvilente di Verona, o quello tremolante di Benevento, o ancora quello messo sotto senza scampo dall'Atalanta. Ci può essere a condizione che lo dimostri non tra un mese ma subito, sabato all'ora di pranzo, appuntamento solitamente indigesto in questa stagione, a Firenze. Perché il rivale è di quelli che possono alzare l'asticella e rendere più rassicurante il rendimento che sarà in qualche modo segnato anche dalla fatica dei 120 minuti di mercoledì notte, sotto la pioggia di San Siro. Ci può essere un altro Milan d'accordo, ma a patto che Bonucci elimini dal suo score il balbettio di una serie di rinvii fasulli; che Biglia non si nasconda come gli è capitato nel primo tempo per uscire dalla tana alla distanza; che Kessiè continui a macinare chilometri e duelli consapevole che correre palla al piede per 40 metri, senza accorgersi del sodale smarcato, non è propriamente una dimostrazione di forza fisica.

Infine c'è da recuperare il feeling con il gol nella speranza che Kalinic (caviglia permettendo) possa tornare quello di Firenze e non l'opaca controfigura di Milanello. A Firenze troveremo la risposta più autorevole al quesito che ancora resiste sul conto del Milan e della sua autentica dimensione tecnica.

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