La Juve mette le ali

Il Milan precipita sulla terra contro i bianconeri che fanno due gol in 5' nella ripresa e stavolta non subiscono rimonte. Primo ko per Conçeicao

La Juve mette le ali
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Quando le vengono, finalmente, i cinque minuti la Juve può voltare pagina e mettere fine, nell'occasione, al rosario dolente dei 13 pareggi collezionati fin qui, centrare un successo senza se e senza ma, staccare il Milan in classifica e avvicinarsi in modo minaccioso al quarto-quinto posto Champions. È la notte attesa da mesi da Thiago Motta che ha il merito, tra l'altro, di prendersi la rivincita dopo la sconfitta subita in Supercoppa d'Italia e fissare il 2 a 0 chirurgico con lo schieramento preferito, Nico Gonzales centravanti e Vlahovic in panchina. Il Milan regge il confronto solo per un tempo, il primo, quando ha due golose occasioni - con Leao - per sorprendere la Juve, padrona del palleggio a metà campo. Prima Di Gregorio (parata a terra), poi Kalulu evitano danni collaterali. Nella ripresa, il cedimento, anche fisico dei milanisti concentrato in particolare a metà campo, è talmente evidente da cancellare ogni improbabile rimpianto. A dire il vero, dopo i primi due blitz juventini con Weah e Koopmeiners respinti da Maignan, il primo sigillo della Juve è semplicemente annunciato dall'affanno con cui Emerson Royal soffre lo scatenato Mbangula. Sulla stoccata di quest'ultimo, la deviazione decisiva del brasiliano che inganna Maignan è il manifesto pubblico delle esigenze difensive attuali del Milan. E infatti è vicino alla firma lo stagionato Walker, capitano del Manchester City: lo avranno capito quelli che inarcano il sopracciglio per l'età dell'inglese?

Aperto il varco, invece di farsi rimontare come accaduto altre sette volte, la Juve si ritrae sì ma per guadagnare spazio alle spalle dell'attacco e così può capitalizzare la velocità di Weah (subentrato a Yildiz) vincendo il duello con Tomori: il figlio di George chiude col sinistro nell'angolo lontano il più prezioso dei gol ottenuti in bianconero. A quel punto emergono i limiti attuali del Milan, in ogni reparto. Segnalati quelli in difesa, si può passare all'attacco. Leao non ha più giocate da firmare, Abraham è inutile e dal centrocampo non arrivano le vitamine indispensabili. Fofana e Reijnders, tra i più utilizzati fin qui, hanno le gomme sgonfie. Bennacer, appena recuperato, non aggiunge granché alla fattura del gioco. Il paragone con lo scorso torneo è implacabile: meno 14 punti con una partita in meno. Mercoledì c'è il ritorno della Champions contro il Girona. Sergio Conceiçao, in qualche snodo, è il primo ad apparire sconfortato.

Questa volta i cambi di Thiago Motta, spesso mandato a processo per via delle rimonte altrui, risultano decisivi, a cominciare da Weah che è una spina nel fianco di Theo Hernandez, ancora una volta tra i meno incisivi, un solo spunto nel primo tempo e poi batte la fiacca. Se non brilla Koopmeiners, Thuram e Locatelli garantiscono la solidità di cui ha bisogno la Juve per riprendere il viaggio verso il posto Champions.

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