È lo stesso, avvilente, Milan dei primi due turni di campionato. Senza difesa e rassegnato dinanzi alle prime curve della sfida. Finisce duramente contestato e fischiato dai suoi tifosi.
Certo, questa volta davanti c'è il Liverpool, per niente intimidito dai 60 mila di San Siro né in qualche modo ferito dalla sconfitta di qualche giorno prima ad Anfield. È anzi capace di rimboccarsi le maniche, di subire il gol lampo di Pulisic e poi di mettersi a martellare Maignan e soci, prima con Salah (2 traverse) e poi con un paio di zuccate vincenti che certificano l'atavica debolezza del sistema difensivo. Del cambiamento promesso da Fonseca non c'è alcuna traccia e persino i nuovi arrivati come Pavlovic e Fofana, non sono in grado di opporre efficace resistenza alle capocciate di Van Dijk e soci. Poi c'è anche il ko di Maignan a rendere la serata ancora più malinconica in vista del derby di domenica.
Chi ben comincia, nel caso del Milan, non è nemmeno a metà dell'opera. Anzi è solo all'inizio di una tormentata serata di Champions. E qui non c'è nessun riferimento all'intervento di Ibra riapparso lunedì a Milanello e pronto a fare i conti con le critiche per la sua assenza («motivi personali») liquidando così gli attacchi («quando il leone manca, si avvicinano i gattini»). Ibra affronta anche in diretta Boban che s'interroga sul suo ruolo («sono io il boss»).
L'avvio strepitoso del Milan, nato sull'asse Maignan-Calabria-Morata, trova in Pulisic il vero killer: capitan America punta dritto al cuore dell'area e trova l'angolo scoperto. Invece di raccogliere sicurezza dall'episodio, il Milan si ritrova presto imbottigliato nella propria metà campo mostrando antiche fragilità. Fofana non è una trincea solida, Theo si perde un Salah indemoniato, Calabria patisce sul proprio fianco aprendo varchi e infine su due calci d'angolo la fisicità di Konatè e Van Dijk infligge il meritato sorpasso ai rossoneri. Qui emergono anche le singole responsabilità: quella di Maignan, in crisi per un acciacco al polpaccio destro, quella dettata dall'organizzazione tattica studiata a tavolino che prevede Reijnders occuparsi del capitano olandese del Liverpool con un profitto discutibile (spostato come un piumino e salto libero anticipando Loftus Cheek).
Per completare la serata no capita anche che Maignan, con un polpaccio ferito, si scontri con Tomori procurandosi danni al ginocchio e deve perciò arrendersi lasciando la custodia della porta a Lorenzo Torriani, classe 2005, un portiere ragazzino protagonista di qualche confortante prova durante il viaggio negli Usa. Sportiello, secondo portiere in lista, finito ko per un infortunio domestico alla mano, mai sostituito sul mercato è un altro di quei calcoli sbagliati sui quali si accanisce anche il destino.
Nella ripresa il tentativo, generoso, di risalire la china con il Liverpool, è un sentiero molto stretto. Così il contropiede a metà ripresa allestito da Gakpo e poi rifinito col tocco leggero di Szoboszlai è il sigillo allo strapotere inglese.
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