Il Milan si butta via due volte. E l'Atalanta resta un tabù

Non bastano Higuain e Bonaventura: che sprechi I rossoneri non battono i bergamaschi da 4 anni

Il Milan si butta via due volte. E l'Atalanta resta un tabù

Nonostante quel po' po' di Higuain, al diavolo è mancato l'esorcista. L'esorcista indispensabile per ricacciare indietro il tabù dell'Atalanta. Da quattro anni è diventato il suo incubo. Nemmeno ieri, all'alba di una nuova stagione, è riuscito a metterlo sotto e a sconfiggerlo al culmine tra l'altro, di una prova incoraggiante scandita però dalle solite imperfezioni e da una sofferenza fisica finale. Due volte davanti, due volte si è lasciato raggiungere dopo aver sprecato quel che non è lecito consumare quando si è al cospetto dei bergamaschi. Che si possono piegare quasi a piacimento ma non spazzare via dalla scena almeno finchè risultano dotati di forza nelle gambe, orgoglio nei suoi esponenti più datati (Gomez in prima fila naturalmente) e qualche talento balistico da lucidare. Tipo, ad esempio, quello di Rigoni, già ammirato all'Olimpico, entrato nella ripresa per rimpiazzare l'opaco Pasalic, e riuscito nel finale a chiudere, a due passi da Donnarumma, il tap-in per sigillare il meritato 2 a 2, già sfiorato in precedenza (sulla linea salvataggio prodigioso di Rodriguez). È vero: anche il Milan ha avuto la possibilità di mettersi comodo in poltrona già a fine primo tempo con Kessiè, lanciato da Higuain solo davanti al portiere aggirato per tacere del gol di Bonaventura cancellato dal Var (questione di centimetri) o del palo scheggiato dallo stesso, in elevazione sempre nel primo tempo, l'espressione calcistica migliore del Milan di Gattuso. Non solo. Nella ripresa lo stesso Pipita, strepitoso protagonista di questo debutto rossonero (terzo gol di fila) ha sfiorato la seconda prodezza balistica col 2 a 1 in cassaforte.

L'Atalanta di Gasperini, sostituito in panchina dal fido Gritti, non è ancora al capolinea del suo meraviglioso ciclo come tanti hanno pronosticato nei giorni scorsi. Tra un tempo e l'altro ha cambiato l'assetto, dentro Rigoni e Zapata e così, improvvisamente è rifiorito Gomez, sopraffatto nella prima frazione da Calabria che ha arato la sua corsia a piacimento consentendo a Suso di servire subito al volo il primo assist della stagione a Higuain in agguato. Nemmeno due minuti dal via e il Milan si è visto in carrozza. A quel punto erano indispensabili due requisiti: chiudere i conti, e Kessiè ha commesso la solita leggerezza sotto porta, e chiudere i cancelli del portone dove Donnarumma non ha vissuto un'altra serata di gloria. In particolare nelle uscite della palla dalla sua area, che è diventato il tallone d'Achille della squadra di Gattuso. Ormai i rivali hanno mangiato la foglia e sono pronti ad apparecchiare un pressing asfissiante così costringendo il portiere a usare i piedi che non è certo la sua qualità migliore. Nemmeno su Gomez (1 a 1), nell'area piccola, è stato irresistibile Gigio, già messo sotto accusa a Napoli e a Cagliari.

L'Atalanta ha raccolto negli ultimi dieci minuti le migliori risorse e agguantato il frutto di un dominio che è stato prima tattico (aprendo sui lati dei milanisti spazi nei quali si infilavano gli esterni) e poi anche fisico. Già perché il pareggio decisivo è arrivato da cross in area quando Zapata si è liberato al tiro, comodo comodo, e Rigoni ha avuto il tempo di ribattere in rete senza opposizione.

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