"Il mio amico Squalo e la paura di non tornare quello che ero..."

Il campione sardo si confessa dopo due anni difficili e l'operazione: "Ma ora so cosa fare"

"Il mio amico Squalo e la paura di non tornare quello che ero..."

Non ha mai amato i tormentoni, men che meno le frasi fatte o gli slogan buonisti per essere sempre molto wow. Fabio Aru l'ha esplicitato molto prima dell'altro Fabio, quel Rovazzi che con i tormentoni estivi si è fatto strada e conoscere sia con Andiamo a comandare, piuttosto che Faccio quello che voglio o Senza pensieri e qualche giorno fa si è dissociato da quel #andràtuttobene che ci ha accompagnato per tutto il lockdown. Fabio Aru qualche pensiero invece l'aveva e negli ultimi due anni non è riuscito a fare quello che voleva o era nelle sue intenzioni, però adesso che il peggio sembra alle spalle e il 1° di agosto si torna a pedalare con la Strade Bianche, spera anche di ritrovarsi se non proprio a comandare a guidare il gruppo.

«Come si fa a dire #andràtuttobene con oltre ventimila morti da piangere, pensate davvero che stia andando tutto bene?», disse infatti il 31 marzo scorso al Corriere dello Sport, il corridore sardo di stanza da qualche anno a Lugano con la moglie Valentina e la piccola Ginevra di sette mesi.

Fabio, quel andrà tutto bene proprio non le è andato giù.

«Lo dissi perché in quei giorni mi sentivo a disagio, io e mia moglie eravamo molto preoccupati e non capivamo il senso di quello slogan. Io sono un corridore, so bene cosa significhi porsi obiettivi e rialzarsi dopo una caduta o una débâcle. Con gli slogan non si fa nulla, ci vuole lavoro, impegno e serietà. Basta».

Non deve essere stato facile per lei resettare tutto, dopo aver svolto una preparazione ad hoc per iniziare una nuova stagione nel migliore dei modi.

«In verità mi sono sorpreso di me stesso, se mi fosse capitata una cosa del genere qualche anno fa non so come avrei reagito. Io ho sempre patito tanto i cambi di programma, e non sono mai stato bravo a gestirli. In questo caso non è stato così».

Sarà per Ginevra, sarà che il 3 luglio compirà 30 anni, sarà per questo stop forzato, ma appare un Aru molto diverso: più sereno e consapevole di se stesso.

«Mi sento più tranquillo, tanto è vero che in questo lungo periodo di lockdown mi sono anche aperto al mondo del ciclismo nelle dirette Instagram alle quali non avrei mai partecipato prima. Ci si circonda di persone che ti vogliono bene e ho stretto ancor più il mio rapporto con Vincenzo Nibali. Lui è un grande corridore ma è soprattutto una grande persona. Ci siamo allenati tantissimo assieme e anche queste scorribande su Instagram le ho fatte perché c'era lui».

Si confronta spesso con Nibali?

«Assolutamente si. Cosa mi dice? Mi esorta ad osare di più, anche in allenamento. Mi invita a divertirmi senza pormi limiti. E so che ha ragione».

Quest'anno doveva essere anche il principio della sua seconda vita, invece non solo si è fermato Fabio Aru, ma il mondo.

«Due anni difficili, nei quali mi è successo di tutto, ma prima qualcosa di buono e di bello l'ho fatto vedere. Due podi al Giro, una vittoria alla Vuelta, un 5° posto al Tour con maglia gialla, insomma, c'ero. Adesso sento di poter tornare. Avevo anche incominciato bene. Al debutto, in Colombia, avevo trovato subito una buona condizione e la serenità necessaria per essere competitivo. Solo dopo l'operazione all'arteria iliaca femorale è tornato il sereno anche se poi una serie di errori hanno fatto nuovamente peggiorare la situazione, anche per colpa mia. Ho imparato che dopo un infortunio come il mio serve solo e soltanto pazienza».

Ha temuto di non poter tornare ad essere più lo stesso corridore?

«Certo che si. Penso di aver fatto un 4° e 5° posto negli ultimi 2 anni. Mi creda, fino all'operazione non avevo capito cosa mi fosse successo. Adesso so dove ho sbagliato e cosa devo fare per tornare in alto».

Sa che la Sanremo potrebbe essere corsa a Ferragosto.

«Conta che la si corra».

Sa che i calciatori si lamentano tanto per il caldo, voi correte per quasi sette ore sotto il Solleone.

«Nel ciclismo si è sempre corso in piena estate: vi dice niente Tour de France?».

A proposito: Giro o Tour?

«Tour e Vuelta: non vedo l'ora».

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