Missoni jr alla Dakar nel nome del padre

Ieri l'anniversario della morte di Vittorio: "Finisco la gara, dedica pronta"

Missoni jr alla Dakar nel nome del padre

Un sogno inseguito, atteso e sperato. Ma un sogno, chiamato Dakar, che avrebbe voluto condividere con il suo babbo che lo guarda da lassù. «Mio padre è stata la prima persona a mettermi su una moto, il mio partner di tanti chilometri in sella, con lui un giorno avremmo voluto farlo assieme, purtroppo il destino ha voluto diversamente. Ma lui è stata anche la persona che mi ha insegnato ad inseguire i sogni e qui il destino non può farci nulla».

Le parole sono di Ottavio Missoni jr, nipote e figlio d'arte della famosa azienda di moda, che in questi giorni sta gareggiando fra le dune con la sua moto Honda 450, categoria Rally2, quella un gradino sotto alla RallyGp dei professionisti. «Siamo passati attraverso paesaggi da pelle d'oca, con canyon immensi e lunghissime lingue di sabbia», rivela.

Nella quarta tappa vinta dallo spagnolo Joan Barreda (Honda), il pensiero del 38enne varesino debuttante era indirizzato verso il cielo. Perché ieri era esattamente il decennale della scomparsa del padre, avvenuta il 4 gennaio 2013, giorno in cui la vita dei Missoni è cambiata completamente. Impossibile la tragedia aerea che coinvolse il volo che avrebbe dovuto riportare Vittorio e altre quattro persone a Caracas, in Venezuela. Ma il velivolo partito da Los Roques sparì dai radar e solo ad ottobre vennero recuperati i resti dei 5 corpi. Un dramma che aveva scosso a tal punto la famiglia Missoni che il suo capostipite, lo stilista Ottavio, era mancato a maggio dello stesso anno perché provato dalla scomparsa del figlio Vittorio. Quell'Ottavio Missoni che aveva fondato l'omonima azienda di moda ma soltanto dopo aver indossato la maglia della Nazionale, lui che era stato capace di vincere otto titoli nazionali ed arrivare sesto nei 400 metri ostacoli alle Olimpiadi di Londra nel '48.

La velocità, dunque, resta nel dna dei Missoni. «È una cosa di famiglia - conferma il nipote -, mio nonno per me è sempre stato una fonte di ispirazione. È quello che mi ha insegnato a crederci, mi ha insegnato a vivere il momento: questa era la sua filosofia di vita. Devo dire che anch'io da ragazzino praticavo atletica, mentre mio padre era "fanatico" di motori. La Dakar è un sogno coronato dopo diversi anni. Chi non conosce la Dakar non ha idea della quantità di sacrifici che bisogna fare solo per tentare di esserci: tempo, famiglia e denaro. Inoltre, bisogna superare un processo selettivo legato ai risultati sportivi ottenuti in diverse gare».

Adesso che l'obiettivo della partecipazione è raggiunto, Ottavio jr ne ha un altro: «Sono qua e voglio godermela. Mio padre mi ha sempre detto di vivere tutto con serenità e di non prendersi mai sul serio. Questa delle moto è la mia passione, è quello che mi piace, è un sogno nel cassetto.

Tutti noi che stiamo vivendo questo sogno chiamato Dakar meritiamo di arrivare fino in fondo e sono felice di essere riuscito a terminare quest'altra giornata. Ora, spero di arrivare al traguardo per una dedica che sarebbe specialissima».

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