di Filippo Grassia
P er Moratti l'Inter è come una droga, non può farne a meno. Subito dopo gli affetti famigliari, ci sono i colori nerazzurri per i quali ha avuto un amore viscerale al punto da spendere 1 miliardo e 100 milioni in 18 anni. Erano almeno 150 di più prima dell'uscita dalle quote azionarie. Alla faccia dei successori che hanno prestato soldi ad interessi superiori all'8%... Ma proprio per questo legame indissolubile con la Beneamata (in ogni senso), l'ex presidente dovrebbe capire che le sue considerazioni sull'Inter alimentano una grande confusione. Se è vero che Suning gli ha chiesto di tornare a capo del club, come da sue dichiarazioni del 30 settembre, dica di sì oppure taccia per sempre come ha fatto Pellegrini dopo avergli ceduto la società. O Boniperti dal giorno in cui lasciò definitivamente il timone della Juventus. In questi casi lo stile è sostanza. Altrimenti Moratti, oltre a ingenerare equivoci in serie, dà l'impressione di lavorare a un suo ritorno.
Che la situazione sia imbarazzante, l'ha sottolineato lui stesso in due momenti distinti: «E' un grande caos, non voglio entrarci», il 17 ottobre; «La situazione sarà anche un po' complicata, ma non sono certo io destinato a districarla», il 24 ottobre. In quella stessa circostanza s'era anche espresso su De Boer: «Posso parlare da tifoso e importa poco cosa farei io». E allora perché sponsorizzare Leonardo che ha ricambiato dicendo: «Dopo Moratti è stato tutto confuso»? Ci vuole chiarezza sul suo ruolo. Di sicuro l'esonero di De Boer, portato ad Appiano Gentile da Thohir e Joorabchian, ha indebolito la posizione dell'indonesiano che presto potrebbe farsi da parte lasciando quindi libera la casella del presidente.
A questo punto Suning, anche per rispondere alla giusta osservazione di Tronchetti Provera («Da lontano non si può guidare una squadra di calcio»), deve prendere una decisione esaustiva affidando a un manager di sicura competenza la gestione del club. Ci faccia sapere Zhang, fondatore e proprietario di Suning, cosa vuole fare: se andare avanti alla rinfusa, aggrapparsi alla passione di Moratti che diventerebbe ministro senza portafoglio o dare carta bianca ad altra persona. Ma senza indugi. Più del tecnico che verrà, è importante sistemare il puzzle dirigenziale che non riguarda solo Thohir.
La "governance" d'una azienda così importante sul piano mediatico, oltremodo indebitata, ma anche destinata a riappropriarsi del suo dna internazionale, rappresenta il primo tassello della rinascita. E qui i sentimenti non contano. Se Mourinho avesse ottenuto di cambiare metà squadra, l'Inter non sarebbe scesa così in basso. Ma Moratti disse di no in segno di riconoscenza ai suoi campioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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