Morte Astori, le motivazioni del gup: "Fu un errore diagnostico"

Secondo il gup di Firenze il medico Galanti, condannato in primo grado per omicidio colposo, avrebbe commesso un errore diagnostico

Morte Astori, le motivazioni del gup: "Fu un errore diagnostico"

"Con la sua condotta l'imputato ha impedito l'accertamento della malattia, avendo omesso il primo necessario atto" che avrebbe avviato un iter diagnostico in grado di salvare la vita di Davide Astori. Lo sostiene il gup di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, nella sentenza con la quale ha condannato a un anno di reclusione (pena sospesa) il medico sportivo Giorgio Galanti, accusato di omicidio colposo per la morte del calciatore della Fiorentina, trovato senza vita la mattina del 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo a Udine mentre era con la squadra.

Astori poteva essere salvato. L'ipotesi diventa sempre più verosimile con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado. Secondo quanto sostenuto nella sentenza, il medico sportivo Galanti, difeso in aula dall'avvocato Sigfrido Fenyes, avrebbe commesso "un errore diagnostico" decidendo di non effettuare ulteriori controlli nonostante le extrasistolia ventricolare emersa ripetutamente durante le prove da sforzo annuali a cui veniva sottoposto il dfiensore viola. Di fatto "con la sua condotta l'imputato ha impedito l'accertamento della malattia, avendo omesso il primo necessario atto", afferma il gup.

Nella sentenza il giudice dell'udienza preliminare contesta in parte le conclusioni degli stessi periti incaricati. "I periti - afferma - hanno aggiunto che la sospensione dell'attività sportiva avrebbe sicuramente rallentato la progressione della malattia, comunque non avrebbe escluso con certezza l'arresto cardiaco". "Tale argomentazione - sostiene Pezzuti -non appare condivisibile". "Una corretta diagnosi - afferma ancora -, effettuata all'esito di tutti i necessari accertamenti, avrebbe comportato l'installazione di un impianto di defibrillazione e ciò avrebbe escluso la morte del calciatore".

Il caso

Secondo la tesi dell’accusa accolta in primo grado dal Tribunale, il capitano viola morì per la mancata diagnosi di una patologia, la cardiomiopatia aritmogena diventricolare, tale da impedirgli di continuare la carriera di calciatore. Da ciò ne deriva la contestazione il rilascio ad Astori di due diversi certificati di idoneità alla pratica del calcio, nel luglio 2016 e nel luglio 2017. Secondo una consulenza tecnica effettuata da periti incaricati dalla procura, i certificati di idoneità del professor Galanti vennero rilasciati nonostante fossero emerse, nelle rispettive prove da sforzo, aritmie cardiache che avrebbero dovuto indurre i medici a effettuare accertamenti diagnostici più approfonditi per escludere una cardiopatia organica o una sindrome aritmogena.

Per il tribunale, dunque, che si è avvalso della consulenza di parte del professor Domenico Corrado di Padova, se la patologia fosse stata diagnosticata mentre si trovava in una fase iniziale, questo avrebbe consentito di interrompere l’attività agonistica di Astori e, tramite la prescrizione di farmaci, di rallentare la malattia e prevenire l’insorgenza di aritmie ventricolari maligne.

Dunque anche per il gup Angelo Antonio Pezzuti se la patologia fosse stata diagnosticata in tempo Astori poteva essere salvato. A questo punto con la pubblicazione delle motivazioni scatterà il ricorso in appello della difesa, come aveva assicurato l'avvocato Feynes al momento della lettura della sentenza.

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