Contrordine milanisti: Clarence Seedorf non è ancora fuori dall'uscio di Milanello. A riaprire uno spiraglio nel cancello di ferro battuto che era stato richiuso, in modo pesante, alle spalle dell'olandese, una dichiarazione firmata da Silvio Berlusconi, il presidente. «Le dirò - ecco il testuale virgolettato dell'ex premier nel corso dell'intervista concessa a Radio 24 - che non è neppure escluso che possa continuare Seedorf. Sempre se con Seedorf riusciremo a trovare un accordo sul tipo di rapporto tra lui e la società». Sono bastate queste due frasi per far licenziare titoli ed opinioni completamente opposti rispetto a quelli in voga fino a qualche ora prima.
Dietro questo nuovo, clamoroso sviluppo milanista, un convincimento radicato nella testa del presidente che, vale la pena ricordarlo, fu l'esclusivo attore della scelta di Seedorf quale sostituto di Allegri, esonerato dopo la sconfitta di Reggio Emilia con il Sassuolo. Eccolo: «Prendere Seedorf a gennaio non è stato un errore, pensavamo che avesse tutti i requisiti per essere un buon allenatore». Non è cambiato invece l'appuntamento per la decisione finale: «A fine stagione si riunirà il cda». Appuntamento quindi a fine maggio che non vuol dire dopo la tornata elettorale europea bensì dopo la finale di Lisbona di Champions league (sabato 24 maggio) tra Atletico e Real Madrid. Benedetta, infine, la convivenza tra la figlia Barbara e il fidatissimo Adriano Galliani nella conduzione a due teste, «significa mettere a disposizione del club innovazione ed esperienza» la formula citata dal presidente.
Cosa è successo negli ultimi giorni per far cambiare idea a Berlusconi? Non certo un altro successo perché il Milan è rimasto incenerito nella corsa all'Europa league dalla folgore di Brienza domenica scorsa a Bergamo, né dal miglioramento dei rapporti diplomatici con alcuni esponenti dello spogliatoio e lo stesso Galliani che martedì è arrivato a Milanello per battezzare l'ingresso in prima squadra del sedicenne Hackim Mastur e per rammendare lo strappo provocato dal labiale («matto») dedicato al tecnico olandese. È successo che è stato preparato il piano B nel caso non riuscisse l'operazione principale, e cioè riportare Carlo Ancelotti al Milan. Il tecnico, che ha vissuto 8 anni splendidi a Milanello, potrebbe decidere di venir via da Madrid solo nel caso fallisse, dopo aver perso contro ogni pronostico la Liga, l'assalto alla decima coppa dei Campioni. A quel punto la candidatura sarebbe così autorevole, suggestiva e rassicurante, da far passare l'addio a Seedorf in secondo piano. «Andremmo a prenderlo a piedi a Madrid per riportarlo qui» la frase di qualche veterano. Nel caso diverso, la coppa nelle mani di Carletto come si augurano tanti suoi, Kakà in testa, si aprirebbe un buco nero nella scelta del tecnico perché a disposizione non ci sono nomi da spendere. Viene infatti considerata rischiosa la promozione di Inzaghi dalla primavera alla prima squadra, Prandelli ha promesso di firmare «in un nanosecondo» con la federcalcio, Spalletti è appesantito da un contratto con lo Zenit e viene accreditato di un carattere molto permaloso, Montella è ostaggio della Fiorentina («Resta al 100%», sostiene il club viola). Chi allora al posto di Seedorf? A quel punto l'operazione recupero comporterebbe due vantaggi apparenti: evitare un esborso di 14 milioni, accontentare la parte del pubblico rossonero schierata dalla parte dell'olandese. Di qui la minuscola apertura di Berlusconi, a patto, ha chiarito, che si raccordi con il club e si impegni a ricucire il rapporto con taluni esponenti del gruppo squadra.
A quel punto anche Galliani dovrà ingoiare il rospo. E Barbara, sintonizzata sulla stessa lunghezza d'onda? Oggi andrà a pranzo ad Arcore. Lunedì c'è l'inaugurazione della nuova sede e le domande sul tema non mancheranno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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