Si torna in Germania. Lì dove l'immenso Diego apparecchiò la tavola per l'Europa. Lo scudetto, il primo della storia, stava stretto a quel Napoli. Si correva verso il secondo ma nel frattempo il miracolo smetteva di essere tale, si stava trasformando in certezza. Per diventare una big d'Europa, bisognava vincere nel continente. Grazie a Diego, Careca e ai prìncipi dello scudetto, come vennero chiamati i campioni dei due tricolori e della coppa Uefa, la realtà si materializzò in terra teutonica esattamente 34 anni fa, nella primavera dell'89.
La coppa Uefa in teoria era l'equivalente dell'Europa League di oggi. In pratica era una seconda coppa dei Campioni perché vi facevano parte le seconde, le terze e le quarte classificate, che oggi invece entrano in Champions. Quarti di finale con il derby italiano: 2-0 per la Juventus a Torino, 3-0 in un San Paolo gremito da 89mila spettatori, con gol di Renica trenta secondi prima dei calci di rigore. La storia si fece in semifinale e finale: 2-0 a Napoli al Bayern Monaco, 2-2 in Baviera al ritorno dinanzi a 10mila tifosi azzurri. Non ci fu partita perché i tedeschi andarono sotto di due gol e pareggiarono soltanto negli ultimi minuti. Ancora una squadra tedesca in finale, lo Stoccarda di Klinsmann sconfitto al San Paolo 2-1: decisivo il pareggio 3-3 al ritorno, anche questa volta il Napoli dominò, era 1-3 a poco dalla fine con 20mila napoletani sugli spalti. «Lo scudetto non mi bastava più, volevo salire in cima all'Europa» urlò Maradona in un'improvvisata conferenza mentre alzava il trofeo in mezzo al campo. La pensa così anche Aurelio De Laurentiis: «Raggiungere i quarti? È molto più importante vincere la Champions, che ti dà un immagine maggiore nel mondo dal punto di vista della città». Il presidente ripensa da dove è partito: «Abbiamo cominciato con l'Intertoto, incontrato il Chelsea che poi ha vinto. Siamo sempre stati sempre competitivi e, aggiungo, i più onesti».
In Germania nacque il Napoli europeo e lì si torna 34 anni dopo, per provare a scrivere una pagina rimasta bianca nella storia della società: mai in Champions il club è andato oltre gli ottavi di finale. Di mezzo c'è l'Eintracht Francoforte, avversario ben messo in Bundesliga e forse sottovalutato al momento del sorteggio, che dovrà dire quanto c'è di europeo in questa squadra che sta ammazzando il campionato. Quanto c'è di esaltante nella scoperta di Kvaratskhelia. E quanto, proprio i tedeschi, hanno sbagliato su Osimhen, uno dei profeti della carovana azzurra. Gennaio 2017, Victor lasciò la Nigeria per il Wolfsburg, disse no ad Arsenal, Inter e Fiorentina, la Germania era la sua terra promessa. Zero gol in sedici partite, la solitudine, un menisco rotto e la malaria, fu un fiasco quell'esperienza.
Riparò in Belgio e in Francia, prima di esplodere da noi: come Diego una vita fa, ora tocca a lui riportare il Napoli tra le big d'Europa.E tocca anche a mister Spalletti: «L'Eintracht ha più esperienza di noi ma conosco i miei calciatori, i miei uomini: ho fiducia nel fatto che sapranno interpretare questa sfida e che giocheranno senza paura».
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