Un gol per tempo, la capolista non stecca. Troppo tenera la resistenza del Verona, nell'ultima gara dell'era Setti, fatta esclusivamente di fase difensiva e buona volontà al cospetto di un Napoli che cresce sempre di più. Conte l'ha sbloccata subito dopo appena 5 minuti ma per tutto il primo tempo quello che doveva essere un evidente vantaggio, si è trasformato quasi in handicap per gli azzurri, deve aver tratto in inganno la semplicità con la quale gli uomini di Conte attaccavano ed entravano in area. L'approccio è stato molto positivo, ritmo alto, ricerca continua delle fasce dove a sinistra Neres ha confermato di essere più affidabile dei capricci di Kvara, mentre a destra al primo affondo Politano ha generato l'azione del gol, con uno scambio stretto che ha coinvolto prima Lukaku e poi Di Lorenzo con il sinistro: carambola tra palo e Montipò e partenopei avanti.
Il Napoli ha continuato a martellare alla ricerca del raddoppio che McTominay, Anguissa e ancora Di Lorenzo hanno sprecato, in una ricerca ossessiva del gol, anche frenetica che ha concesso tanto alle ripartenze dei veneti. I quali l'avevano preparata esattamente in questo modo, attaccare la profondità al massimo con due passaggi e provare a prendere di spalle la difesa più ermetica del campionato: Tengstedt ha fallito di pochissimo l'inzuccata del pareggio e almeno in altre due occasioni ci hanno messo pezze provvidenziali Meret e Rrahmani, tutto questo in coincidenza del calo di intensità dei napoletani a centrocampo e della mancanza di concretezza negli ultimi venti metri.
Stesso, scontato tema tattico nella ripresa, che il Napoli ha inaugurato a testa bassa, così come aveva fatto nella prima parte e creando buone chance con trame ordinate e meno frenetiche, due volte Montipò e un'altra Faraoni sulla linea hanno evitato il peggio.
Non essendoci cattiveria ed opportunismo giusto sotto rete, occorreva qualche invenzione da fermo oppure da fuori: ed ecco allora sbucare Anguissa con una botta micidiale da fuori per il raddoppio tanto atteso. Giusto che il sigillo arrivi dal calciatore che forse più di ogni altro simboleggia la rinascita partenopea.
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