Un mezzogiorno di gloria. Oggi, poco prima dell'ora di pranzo (con tanto di diretta su Rai 2), l'Uefa assegnerà a Italia e Turchia l'organizzazione degli Europei 2032. Il voto dell'Esecutivo a Nyon, dopo le presentazioni dei dossier - per l'Italia ambassador il capodelegazione azzurro Gigi Buffon e la sua compagna Ilaria D'Amico, giornalista e conduttrice tv, per la Turchia l'ex portiere della Nazionale Demirel -, non regalerà sorprese. «È stato combinato, deciso e condiviso, si è lasciato campo libero a Gran Bretagna e Irlanda per il 2028», ha confermato Evelina Christillin, membro Uefa del Consiglio della Fifa.
Decisivo il lavoro diplomatico del presidente Figc Gravina, vice a Nyon di Ceferin. L'accordo fra Italia e Turchia, nato a fine luglio da un incontro tra lo stesso Gravina e il suo omologo Buyukeksi, ha un valore non solo sportivo ma politico, visto che i due paesi sono alleati e condividono, come ha ricordato di recente la premier Meloni, importanti responsabilità nel Mediterraneo e nel mondo. Mettersi insieme ha dato maggiore forza alla candidatura: entrambe si erano proposte più volte inutilmente per organizzare gli Europei.
La Turchia ha gli stadi pronti - Istanbul ha ospitato l'ultima finale di Champions -, l'Italia no: per questo il patto fra le due Federazioni ci ha evitato il rischio di una ennesima figuraccia aprendo la possibilità alla sistemazione di alcuni stadi. Del modo in cui dividersi le partite su base paritaria (potrebbe essere il primo europeo con 32 squadre partecipanti) si parlerà solo nei prossimi mesi: l'Italia proporrà cinque stadi - le scelte cadranno quasi certamente su Milano, Roma, Torino, Napoli e Firenze - più uno di riserva.
Di sicuro l'Uefa, come la Fifa, sta seguendo la strada già percorsa dal Cio per le Olimpiadi: edizioni in più paesi (vedi Milano-Cortina 2026) e assegnate con largo anticipo per far fronte a imprevisti. Certo, l'itinerante Euro 2020 - 12 nazioni coinvolte - resterà un unicum, ma dopo l'edizione in Germania dell'anno prossimo, toccherà a due tornei organizzati in coppia come accadde nel 2012 con Polonia e Ucraina (in quel caso fu battuta proprio l'Italia). La Fifa è andata oltre: tre paesi per il Mondiale 2026, sei e tre continenti (Europa, Africa e Sudamerica) per il 2030.
Questione di business, venduta invece come un maggiore coinvolgimento di appassionati e la ricerca di una progettualità ancora più efficiente e sostenibile.
In realtà, nel caso della rassegna iridata fra 7 anni, una scelta fatta per «bruciare» la candidatura sudamericana con la scusa dei festeggiamenti per il Centenario mondiale in Uruguay e lasciare campo libero all'Asia, quindi presumibilmente all'Arabia che già scalpita per il nuovo evento sportivo su cui mettere le mani.
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