"Non ci interessa...": chi sono i veri gufi che odiano l'Italia

Abbiamo subito ogni tipo di presa in giro e ogni tipo di commento dai nostri storici avversari. Ricordiamo cosa hanno detto e come è andata a finire...

"Non ci interessa...": chi sono i veri gufi che odiano l'Italia

Meritiamo rispetto. Lo meritiamo come Paese, come Nazione e anche nel calcio. Diciamoci la verità: lo spettacolo vergognoso che ha preceduto Italia-Inghilterra ha ferito e non poco l'orgoglio Azzurro. L'odio, le prese in giro e quel "It's coming home" dei britannici ha di fatto caricato la squadra per arrivare fino in fondo a quei maledetti 120 minuti sfociati poi nella dolce lotteria dei rigori. Il clima velenoso attorno all'Italia non è certo merito dei cronisti di casa nostra. Anche in questo abbiamo dato una lezione di stile. Mai una riga fuori posto sull'Inghilterra ne un commento capace di aggiungere superbia a quella abbondantemente presente nei barili di Londra. La stessa cosa non si può dire da parte dei commentatori d'Oltralpe e d'Oltremanica. Ed è per questo motivo che oggi, con la Coppa in bacheca, è giusto ricordare le parole di chi ha cercato di avvelenare il Sogno Azzurro. Cominciamo da una vecchia conoscenza: Fabien Barthez.

Lo ricordiamo per i baci ricevuti sulla testa da Blanc a Francia '98 e per quei rigori amari nei quarti di finale. Lui sull'Italia a Euro 2020 aveva le idee fin troppo chiare. Leggere per credere: "Non mi piace. Ha giocato contro squadre non all’altezza in un girone semplice. Non ha nulla. Non farà molta strada...". Mentre si lecca le ferite, noi continuiamo a suonare il clacson. E che dire poi del suo sodale amico, Patrick Viera? Anche lui rischierebbe il posto se lavorasse nel mondo dei bookmakers: "Credo che le prime due partite che hanno giocato siano state semplici – ha affermato l’ex centrocampista -. Ovviamente devi battere chi ti ritrovi davanti, ma continuo ad avere dubbi sul fatto che l’Italia possa arrivare fino alla fine". Non disturbiamolo, lo vediamo ancora lì a cercare una spiegazione all'eliminazione dei galletti. Ma è sul fronte inglese che si sono scatenati i veleni più fastidiosi per i giocatori azzurri. A guidare la pattuglia dei gufi d'Albione c'è Gary Linker che dovrà di certo rivisitare la sua frase più celebre: "Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince". Ora dirà "...alla fine vince l'Italia".

Ma lasciando stare le citazioni, è bene ricordare cosa ha detto dopo il match degli Azzurri con l'Austria: "Italy have turned into Italy" (L'Italia è diventata/si è trasformata nell'Italia). Un riferimento preciso al nostro gioco all'italiana, il catenaccio. Ieri sera la sua Inghilterra non ha certo mostrato un calcio-spettacolo, chiusa a riccio fino al pareggio di Bonucci. A chiudere questa carrellata di gufi c'è Rio Ferdinand, roccioso ex difensore del Manchester United. A lui non interessava conoscere gli avversari dell'Inghilterra seguendo ad esempio Italia-Spagna.

Ha spiegato il perché con poche parole: "All’Inghilterra non interessava chi potesse uscire vincitore perché è superiore". Non gli resta che correggere una consonante al motto inglese che ha frantumato la testa dei tifosi italiani e degli Azzurri: It's coming Rome...

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