Ora arrivano fondi e tetto agli ingaggi

La Uefa "copia" la SL e vuole il salary cap. Damiani: "Sistema squilibrato"

Ora arrivano fondi e tetto agli ingaggi

Sembra paradossale ma il piano di rilancio dell'Uefa sembra copiato...dalla SuperLega! A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E allora andiamo con ordine. Uno dei fattori veicolati dai 12 club firmatari della nuova competizione prevedeva una maggior distribuzione alle società delle risorse generate. Tanto che la copertura da 3,5 miliardi di euro di un colosso finanziario mondiale come JP Morgan avrebbe garantito a ogni partecipante alla SL un ticket di ingresso da 300 milioni. La nuova Champions League varata da Ceferin e che entrerà in vigore nel 2024 avrà un budget da 4,5 miliardi di euro, che potrebbe impennarsi fino a 7 nelle stagioni successive. A sostenere e foraggiare tale operazione un fondo inglese.

Fossero confermate tali indiscrezioni significherebbe che l'Uefa sarebbe in grado di mettere sul tavolo per le proprie società aderenti e partecipanti il doppio di quanto la banca JP Morgan ha promesso di investire nella SuperLega. Ecco perché le inglesi (anche se i catalani del Mundo Deportivo hanno sussurrato di una maxi stecca milionaria per abbandonare la neonata competizione sul nascere...) avrebbero optato per l'immediato dietrofront. E non finisce qui: tra i capisaldi della nuova Lega c'era il salary cap che non doveva superare il 55% del fatturato per ogni squadra. Ebbene ieri il numero uno dell'Uefa, Aleksander Ceferin, ha rilanciato pubblicamente l'ipotesi di introdurre il tetto ingaggi per le partecipanti alla Champions. Insomma, le analogie tra i due format iniziano a essere parecchie. Troppe per essere casuali. La strada della sostenibilità per l'avvocato sloveno prevede un nuovo Financial Fair Play, scenario osteggiato da Perez e Agnelli scottati dai 2 pesi e 2 misure adottati a Nyon negli ultimi anni, PSG e Manchester City docet.

Troppo facile però scaricare tutte le colpe dei tanti debiti accumulati dai presidenti su calciatori e procuratori come spiega l'agente (ha gestito 4 Palloni d'Oro come Weah, Zidane, Sheva e Papin) e intermediario Oscar Damiani: «Serve una gestione più virtuosa da parte dei club, ma il discorso che i giocatori guadagnino tanto lascia il tempo che trova. Sono loro i protagonisti del gioco e se prendono certe cifre, significa che hanno trovato qualcuno o più di uno che gliele dà. Nessun agente o calciatore ha mai puntato la pistola alla tempia di qualche dirigente, piuttosto servirebbe una concorrenza meno sleale tra società e regole uguali per tutti in Europa. Perché in certi paesi si agisce differentemente e con un potere economico diverso».

D'altronde le risorse dei diritti tv sono nettamente superiori per le società della Premier League rispetto alle competitor e ciò squilibra il mercato, visto che gli inglesi possono poi offrire cifre maggior per acquistare i cartellini dei giocatori: «Per questo il salary cap non è la soluzione» chiude Damiani.

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