Ora Pioli cerca "energia". Ma servono i gol di Ibra

Lo svedese già uomo della provvidenza sedici mesi fa quando riportò i rossoneri in Europa

Ora Pioli cerca "energia". Ma servono i gol di Ibra

Ad ascoltare Stefano Pioli, da stasera in avanti, la parola chiave del suo Milan deve diventare «energia». Dietro la parola chiave però spunta solo la sagoma gigantesca di Zlatan Ibrahimovic, già uomo della provvidenza milanista a gennaio 2020 quando provò a rianimare un gruppo umiliato dalla manita dell'Atalanta e riuscì nell'impresa di riportare il club in quota Europa league con una rimonta inattesa seguita al lock down.

Il lento declino del Milan nel 2021 è scandito anche dalle assenze del suo Gulliver e dal numero di gol che si è improvvisamente assottigliato. Non a caso passando dai 32 nel girone d'andata agli attuali 21 (considerando lo stesso numero di partite). Se poi si valuta che gli squilli di Ibra sono diventati - nello stesso periodo - da 11 solo 3, si capisce benissimo cosa è accaduto al Milan. È mancato lui, Ibra, la sua presenza scenica e la sua personalità, anche il suo contributo in zona gol dove Leao si è smarrito, Rebic ha perso colpi dopo il ruggito dell'Olimpico (contro la Roma) e Calhanoglu è rimasto incagliato tra il gol di Firenze (utilissimo) e quello col Sassuolo (inutile) pur avendo avuto contro la Lazio due golose occasioni da sfruttare. «Siamo mancati nel secondo tempo» è la diagnosi del tecnico a proposito dell'ultima sconfitta, appena la seconda in trasferta, terra di conquista fino a qualche giorno prima.

«Dobbiamo essere più compatti» è l'altra parola chiave distribuita da Pioli che nel frattempo deve valutare le condizioni fisiche di Calabria e Kjaer (entrambi si sono allenati nonostante fossero influenzati) che potrebbero lasciare il posto a Dalot e soprattutto al ritorno del capitano Romagnoli. Pioli non è il tipo da cercare colpevoli, semmai è impegnato nel trovare soluzioni che ancora una volta riportano a Ibra e al suo contributo, decisivo, per questo finale da Champions, dentro o fuori, impossibile sbagliare una sola delle cinque sfide che mancano al traguardo. Senza inseguire le critiche ingenerose che gli sono piovute («al secondo anno sbaglia come con l'Inter» la più gettonata) e con le quali è pronto a fare i conti la sera del 23 maggio sapendo bene di riscuotere la fiducia piena di azionista e area tecnica.

È un vero peccato che non ci sia il pubblico a San Siro questa sera perché sarebbe stata

struggente l'accoglienza della curva sud al pupillo Pippo Inzaghi, anche lui in ritardo sulla tabella salvezza e improvvisamente finito in un vicolo cieco dopo un girone d'andata molto promettente (23 punti sui 31 attuali).

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