Panatta con la gonna e l'italia maschilista

Sono anni che si sente dire in giro che il tennis aspetta il nuovo Panatta. Una litania ormai lunga generazioni per spiegare il perché, uno sport ai tempi così popolare, abbia avuto un calo repentino di attenzioni

Sono anni che si sente dire in giro che il tennis aspetta il nuovo Panatta. Una litania ormai lunga generazioni per spiegare il perché, uno sport ai tempi così popolare, abbia avuto un calo repentino di attenzioni. Ma d'altro canto anche lo sci è stato Tomba più che la Compagnoni (eppure mettendo insieme le vittorie di entrambi il monumento dovrebbe essere unisex), e quindi la verità è che il tennis - l'Italia, d'altronde - è disciplina molto maschilista. E spesso, quando si parla delle ragazze, un po' nichilista.

Insomma: i se e i ma davanti ai successi di Schiavone e Pennetta prima, e di Errani e Vinci adesso (accompagnati dalle solite sterili polemiche di chi va a caccia di meriti non suoi a bordo campo) non devono aver ragione di esistere. Si sente anche in giro affermare, ad esempio, come in fondo il doppio femminile sia una disciplina minore, ma se poi in un torneo del Grande Slam batti le Williams, forse è il caso che chi parla troppo taccia per sempre.

Quindi diciamolo: il tennis italiano ha delle grandi campionesse e sarebbe ora di dirlo tutti insieme senza distinzioni di genere e specie.

Errani e Vinci (e le loro sorelle più grandi) hanno il grande merito di aver riportato in alto uno sport che in molti amiamo e chi aspetta ancora il nuovo Panatta, sappia dunque che è già arrivato da un po'. Solo che questa volta indossa il gonnellino. E gli dona tantissimo.

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