La prima sulla Streif è qualcosa di unico, ma la seconda te la godi ancora di più, perché sai già cosa significa, sai cosa ti aspetta, sai che, dopo, non sarà più la stessa vita. Dominik Paris ha concesso il bis del 2013 e se contiamo anche il superG del 2015 il tris è servito, nella gara più prestigiosa e ambita del circuito. Numero 9 al via, ieri Domme se l'è goduto proprio questo trionfo, perché se arrivando al traguardo con il miglior tempo ha avuto la certezza di aver battuto rivali pericolosi come Peter Fill, Hannes Reichelt o Kjetil Jansrud, quelli dopo se li è visti sfilare dietro uno alla volta. Il momento peggiore? Quando Beat Feuz, lo svizzero più largo che lungo ma dalla sciata delicata e leggera come una piuma, si è presentato sul diagonale sopra il traguardo con 72/100 di vantaggio. Nemmeno il tempo di pensare «questo mi batte» ed ecco Beat perdere la linea ideale e finire giù, giù nel baratro, sempre più giù fino a sfondare le reti con un volo controllato. Nessun danno se non una vittoria quasi certa buttata via.
Fiuu!! Sospiro di sollievo per Paris, ma anche per Peter Fill che si godeva assieme al compagno di squadra l'angolo del leader grazie al secondo miglior tempo. Il sogno della doppietta italiana è sfumato però alla discesa del numero 20, il francese Johan Clarey, che alla fine della scorsa stagione aveva annunciato il ritiro, salvo poi ripensarci, perché «sentivo di aver ancora qualcosa da dare». Ed ecco quel qualcosa materializzarsi nel giorno più importante. Eccolo il francese al comando a 40 dalla fine, eccolo infine tagliare il traguardo con il secondo tempo, 33/100 dietro a Paris e 7 davanti a Fill. Finita così? Purtroppo no, perché con il 24 è ancora una volta un francese a far tremare i nostri: Valentin Giraud Moine è il suo nome, il palmares racconta di un secondo posto conquistato in Coppa a marzo 2016, come Clarey anche lui azzecca tutto nel giorno giusto e a 22 secondi dal traguardo, là dove Feuz era passato con 72/100 di vantaggio su Paris, fa scattare il cronometro 16/100 prima del gigante azzurro, che trema. Un errorino sul diagonale che si tuffa sul traguardo costa la vittoria al venticinquenne (compleanno domani) di Gap, ma per lui il secondo posto vale tantissimo lo stesso.
E mentre Dominik tira l'ennesimo sospiro di sollievo, Peter Fill si fa da parte perché il podio è andato: dopo la vittoria di un anno fa stavolta dovrà accontentarsi del quarto posto. Finisce così, e sembrano tutti contenti. I francesi in conferenza stampa chiedono a Paris l'autografo sul pettorale, essere battuti da uno come lui brucia meno. Domme sta simpatico a tutti, è stimato, rispettato e considerato campione leale e sportivo, un po' come è sempre stato per Svindal, di cui il ventisettenne della Val d'Ultimo sembra pronto a raccogliere l'eredità di numero 1 della velocità mondiale. «Vincere questa discesa è una cosa grandiosa, rivincerla è ancora più bello ed emozionante e oggi lo è stato in modo particolare, perché sapevo di non aver sciato bene la parte alta e sapevo che il mio tempo era battibile: l'attesa è stata lunga e sofferta».
Ma cosa lo lega con questa pista che gli ha regalato tre delle sue sette vittorie in carriera? «Fin dalla prima volta (era il 2010, ndr) ho avuto un ottimo feeling con la Streif: ho capito che va trattata con rispetto, ma non troppo se no le prendi, con coraggio, ma non troppo se no ti fai male, insomma, gli equilibri qui sono delicati e io li ho trovati. Oggi però sono partito male e scendendo a un certo punto mi sono detto basta, cambia marcia. L'ho fatto, soprattutto in fondo, proprio dove avevo sbagliato in prova».
E ora? «Ora si festeggia e non si pensa al futuro, mi godo questa, vivo alla giornata». E allora lasciamo Domme alla sua festa, lo ritroveremo a Garmisch fra una settimana, oggi si parlerà di slalom e per l'Italia la festa potrebbe continuare.
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