La domenica dei gol d'autore. Nel calcio italiano della mediocrità e del grigiore universalmente riconosciuti ogni tanto spunta una gemma. D'altronde, e lo cantava il maestro Faber, i fiori non nascono dai diamanti... Il calcio non è botanica, ma la tredicesima giornata di Serie A prima di essere ancora ufficialmente finita (stasera il posticipo Sampdoria-Napoli) lascia negli occhi delle giocate non comuni. Gesti tecnici finalizzati al colpo grosso, il gol. Reti di potenza, di classe pura, d'orgoglio o d'istinto. Comunque mai banali.
La galleria comincia con Bruno Peres, il terzino brasiliano del Torino, che ha fatto sognare un derby diverso ai tifosi granata che non vedono un successo contro la Juventus da 19 anni e una rete nella stracitaddina da 12. Roba da paleolitico. Ma il carioca, per alcuni lunghissimi minuti, riesce a mandare in visibilio la parte granata di Torino. Recupera palla al limite dell'area e se ne va sulla sua fascia di competenza, che sarebbe la destra. Accelera palla al piede, lascia sul posto Pogba e Vidal, che rinunciano a inseguirlo. Evra lo guarda avanzare senza opporre resistenza e Peres, un passo dentro l'area, fulmina Storari con una saetta incrociata che sbatte sul palo e gonfia la rete. Uno sprint da velocista, 78 metri in 12 secondi. L'altro gioiello arriva nella stessa partita, a un secondo dalla fine. Questo è un capolavoro di cinismo, precisione e classe. Quando ormai l'1-1 sembrava scritto, in vista del 94°, Benassi perde un pallone sciagurato sulla sua trequarti. Bonucci lo consegna a Vidal che appoggia corto a Pirlo. Bisogna fare in fretta, l'arbitro ha il fischietto in bocca. Il regista di Juve e Nazionale, già causa del rigore con cui i bianconeri erano andati in vantaggio, lascia partire un destro radente e potentissimo. La palla corre sull'erba bagnata e beffa Gillet all'angolino basso. Gioco, partita, incontro.
Gli altri due fotogrammi della domenica bestiale del calcio italiano arrivano dall'Olimpico di Roma. Il primo è frutto di un'altra grande azione personale di un terzino. Josè Holebas, cursore di sinistra giallorosso, nato in Germania da padre greco e madre uruguaiana, terremota la fascia destra della difesa interista. Nainggolan recupera palla e gliela cede, il greco parte ai 45 metri. Scala una marcia dopo l'altra, al limite dell'area salta Ranocchia come un birillo, e appena dentro l'area fa partire un sinistro che incendia il sette di Handanovic. È la rete del vantaggio romanista. L'Inter pareggia e allora alla banda di Garcia serve una magia. Ci pensa Miralem Pjanic, il bosniaco dai piedi di fata. Prima infila il 3-2 in mischia servito da terra da Totti. Poi pennella, come già aveva fatto a Parma per vincere la partita. La partita è in pieno recupero, l'Inter prova ad agguantare disperatamente un pari per restare a galla. Punizione per la Roma al limite dell'area. Miralem appoggia il pallone sulla sua mattonella: ecco il destro a giro straordinario sopra la barriera che gela Handanovic. Il Piccolo Principe non perdona.
La galleria si chiude con il genio intermittente del francese del Milan Jeremy Menez. Trequartista per definizione, inventato finta punta centrale da Inzaghi, il numero 7 rossonero sceglie l'estro per mettere il suo sigillo numero 7 in campionato e uguagliare il suo record personale. Discesa sulla sinistra ad andatura caracollante, poi la frenata al limite e la conversione verso il centro, i due difensori dell'Udinese che lo seguono mandati dritti al bar, Menez che passa in mezzo come in una porta girevole.
Poi l'arresto e il destro secco all'altezza del dischetto del rigore. Il portiere greco Karnezis viene trafitto sul suo palo. E il Milan torna a vincere a San Siro dopo quasi due mesi e si rimette in corsa per il terzo posto. Con il genio, è più facile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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