Metti una sera a cena a Milano con un mito della kickboxing: Giorgio Petrosyan. La leggenda di questo sport ha dato un'altra dimostrazione di classe: sabato all'Allianz Cloud, al rientro dopo 2 anni di pausa per infortunio, ha vinto con verdetto unanime il titolo mondiale Wako Pro e sfilato la cintura di campione allo spagnolo Sergio Sanchez.
Che storia incredibile quella del «fighter» nato in Armenia, da dove è fuggito dalla guerra, e naturalizzato italiano. Aveva solo 13 anni quando nel 98 lasciò la natia Yerevan viaggiando per 10 giorni al gelo in un camion, nascosto nel rimorchio, per poi trovare rifugio a Milano. Dove ha dormito in stazione Centrale e ha vissuto facendo il lavavetri. Ne aveva 14 quando entrò in una palestra per scalare i vertici della kickboxing. Sabato hanno assistito all'evento PetrosyanMania 3500 persone con 70 tavoli a bordo ring. Un menù raffinato da gustare tra un incontro e l'altro in attesa del piatto prelibato della serata. Molte le celebrità presenti e tutto organizzato alla perfezione. «Sono rimasto colpito quando sono entrato nel palazzetto - ha raccontato Giorgio dopo il match -, ho sentito tutto l'affetto del pubblico, un calore che mi ha dato ulteriore energia». Ne aveva bisogno più che mai, a 38 anni e dopo essere finito sotto i ferri (frattura alla mandibola). Lo chiamano il Dottore per questo, ma soprattutto perché assesta colpi chirurgici agli avversari.
«Salire sul ring dopo due anni così complessi e difficili è stata già una grande vittoria», conclude Giorgio, che con il fratello Armen ha aperto una palestra dove allena tantissimi ragazzi a cui ha dato speranza e allontanato dalla strada. Ma Petrosyan ha promesso di combattere ancora, per poi chiudere la sua gloriosa carriera nel 2025.
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