Le parole pronunciate da Andrea Pirlo nel post Juventus-Milan sono risuonate forte e chiaro dalle parti di corso Galileo Ferraris: "Cercare di fare certe cose con certi tipi di calciatori è più difficile. Mi prendo la mia responsabilità", questo il concetto espresso dal tecnico di Flero. Pirlo era stato scelto in principio per guidare l'under 23 bianconera in serie C essendo questa la sua prima esperienza da allenatore.
Nel giro di una settimana si è trovato catapultato in una realtà del tutto nuova a guidare il club più titolato d'Italia e uno dei più prestigiosi del mondo. Una rosa di giocatori forse inadatta al suo gioco, dei calciatori logori e ormai sazi dopo anni di trionfi e anche dei normali errori fisiologici per un allenatori alle prime armi sono costati caro alla Juventus.
Esperimento fallito
Pirlo ha fallito dove invece i suoi predecessori erano riusciti anche se già Maurizio Sarri, durato solo una stagione, aveva più o meno espresso gli stessi concetti snocciolati dal "maestro" al termine del match contro il Milan: "Non è un gruppo resistente al cambiamento. Ma cercare di fare certe cose con certi tipi di calciatori è più difficile. Ma abbiamo questi calciatori a disposizione ed è giusto lavorare con loro. Mi prendo le responsabilità: la squadra era composta da grandi calciatori, si vede che non sono riuscito a tirarglielo fuori", queste parole, però, si erano già sentite da un altro allenatore bianconero: Maurizio Sarri.
Déjà vu
Come Pirlo anche Sarri si era espresso più o meno in questi termini durante la stagione 2019-2020 ma quantomeno riuscì a mettere in bacheca lo scudetto:“La mia Juve non giocherà mai come certe mie squadre del passato, per caratteristiche. Sto cercando di adattarmi io alla squadra. Ci sono giocatori individualisti, atipici, fortissimi, che esprimono il meglio in questo modo. Sono senza dubbio giocatori che hanno vinto tantissimo e non può essere un caso. Se si parla di vedere un’organizzazione collettiva come in altre mie squadre, però, qui non si vedrà mai: perché i giocatori sono completamente diversi". Secondo alcuni rumors Sarri parlò anche di una squadra "inallenabile" e ora che anche Pirlo si è di fatto "lamentato" della rosa forse l'ex tecnico di Napoli e Chelsea non aveva tutti i torti.
Il lontano 2019
Nel maggio del 2019 la Juventus disse addio a Massimiliano Allegri, capace in cinque anni di vincere cinque scudetti, altre coppe nazionali e di raggiungere per ben due volte la finale di Champions League. Nella conferenza stampa d'addio, insieme all'amico e presidente Andrea Agnelli, trasparì amarezza da ambo le parti con Paratici e Nedved che convinsero il numero uno che era giunto il momento di cambiare in favore di Sarri (scelta poi naufragata dopo una stagione).
"C’è stata diversità di vedute", ha ricordato di recente Allegri ai microfoni di Sky e tutto sembra condurre a idee diverse sul mercato.
Cristiano Ronaldo è stato sicuramente un grande colpo di mercato ma in tre anni non è arrivata la Champions League e la sua leadership e il suo carisma potrebbero aver condizionato anche in negativo il gioco della squadra con Allegri, Sarri e Pirlo che non sono riusciti a sviluppare il gioco come avrebbero voluto anche per giocatori poco adatti a sostenere il fuoriclasse portoghese che veniva da nove anni al Real Madrid che aveva un'armata in tutti i ruoli del campo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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