Platini "ricorre" a Strasburgo. "Fifa? Complotto contro di me"

Platini "ricorre" a Strasburgo. "Fifa? Complotto contro di me"

Quando giocava, c'era chi correva per lui. Nello specifico, soprattutto Massimo Bonini. Adesso, che di anni ne ha 62, Michel Platini corre invece per sé: per la propria reputazione e per ristabilire quella che, secondo lui, è la verità. Così l'ex presidente dell'Uefa, sospeso da tutte le attività legate al calcio fino a ottobre 2019, lo scorso il 26 dicembre ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti umani per contestare la sospensione di sei anni inflittagli dalla Fifa. Condanna confermata, ma ridotta a quattro anni, anche dal Tas di Losanna: pena dovuta a un pagamento di 1,8 milioni di euro incassato nel 2011 - per una collaborazione che risaliva a un decennio prima - con l'allora presidente Fifa Sepp Blatter. Una fattura che nel 2016 valse a Platini l'esclusione dalla campagna presidenziale del massimo organo calcistico. «Questo ricorso è una questione d'onore ha spiegato l'ex numero dieci juventino a Le Monde - Avrei potuto attendere la scadenza della sospensione, ma voglio giustizia». Di qui, la nuova mossa per chiedere che la Svizzera sia sanzionata per aver lasciato agire sul proprio territorio istanze giuridiche «prive di indipendenza rispetto all'esecutivo Fifa». I due organi in questione sono la Commissione etica della Fifa e il Tas: secondo gli avvocati di Platini, il procedimento servirà a mettere in evidenza il fatto che la Fifa non rispetti i principi minimi di un processo equo. Nel mirino sono finiti i personaggi chiave della caduta di Platini: Vanessa Allard, che istruì il dossier contro il francese per il comitato etico della Fifa, e Andreas Bantel, portavoce della camera d'istruzione della camera investigativa del comitato etico, e pure Domenico Scala, capo del comitato elettorale Fifa.

«Sono stato accusato di falsificazione, dissimulazione, corruzione e riciclaggio, ma nessuno di questi capi d'imputazione è stato accolto ha proseguito Platini - Hanno tentato di ledere il mio onore e la mia immagine».

Per il francese si è trattato solo di «menzogne» per ordire un «complotto» orchestrato da un'organizzazione che «dispone di una propria giustizia come nel Medio Evo, pilotata da una casta di burocrati che non rende conto a nessuno e che aveva l'ossessione di eliminarmi dalla corsa alla presidenza perché minacciavo i loro privilegi».

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