A Pogacar servono otto attacchi per demolire i muri delle Fiandre

Secondo successo nella classica per lo sloveno. In attesa del debutto nell'inferno della Roubaix

A Pogacar servono otto attacchi per demolire i muri delle Fiandre
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Lo sapevano anche i muri delle Fiandre che Tadej voleva fortissimamente la sua seconda Ronde dopo l'amaro della Sanremo: troppo dolce per lui, troppo morbida e pedalabile. Sapeva anche che non si poteva permettere di arrivare allo sprint con Mads Pedesen e Mathieu Van der Poel, ma doveva fare il vuoto, doveva lasciarsi tutti alle spalle, per andare sul sicuro.

Otto attacchi otto, per demolire la resistenza di chi è nato resistente come Pedersen e Van der Poel, ma Tadej non solo è resistente, lui è resiliente ed elastico, flessibile e modellabile, soprattutto modello di campione assoluto: unico.

Vince la sua ottava Monumento (4 Lombardia, 2 Fiandre e 2 Liegi), per la contabilità. È il settimo nella storia della Ronde a farlo con la maglia di campione del mondo sulle spalle, al pari di Louison Bobet (Francia) nel 1955 e Rik Van Looy (Belgio) nel 1962, Eddy Merckx (Belgio) nel 1975 e Tom Boonen (Belgio) nel 2006, Peter Sagan (Slovacchia) nel 2016 e Mathieu Van der Poel (Olanda) un anno fa (tra le donne vittoria della campionessa del mondo Lotte Kopecki, 6 letizia Borghesi, ndr).

Dieci giorni di corsa, quinta vittoria stagionale, la numero 93 in carriera. «Sono felice, perché non era né facile né scontato che io vincessi, perché questo è sempre stato il parco giochi di Mathieu (Van der Poel, ndc), che qui ha vinto tre volte. Abbiamo fatto una grande corsa, sia io che i miei compagni. Abbiamo fatto corsa dura: l'unico modo per battere gente tostissima», dice a caldo il campione del mondo sloveno, che ieri ha percorso i 268,9 km alla media di 44.981 km/h: il record della corsa.

Gli sono serviti otto attacchi per portare a casa l'ottava meraviglia, nell'ottovolante di questa Ronde che si è rivelata ancora una volta corsa spettacolare, dove la piccola Italia si è fatta vedere e valere, correndo con personalità dall'inizio alla fine con Pippo Ganna (8°), Davide Ballerini (10°) e Matteo Trentin (22°).

Nel 2023 Tadej attaccò sull'ultimo Muro, il Paterberg, ieri invece gli sono serviti otto attacchi, l'ultimo portato sul Vecchio Kwaremont, il Muro più lungo e iconico della Ronde. Diciotto chilometri di fuga per entrare nella storia che ormai si fa leggenda, dopo aver patito quindici gironi fa la sconfitta alla Sanremo, che non ha digerito, ma sicuramente non digerirà Mathieu, visto che registra uno smacco sulle sue strade.

Domenica si calerà per la prima volta sulle strade dell'Inferno della Roubaix, per molti considerato un azzardo per chi ambisce anche ai Grandi Giri, ma se lo facevano Merckx e Hinault (vittoria ottenuta nel 1981, ultima volta di chi si

cimentava anche nelle corse a tappe, ndc) è giusto che ci provi anche lui. Tadej vuole misurarsi anche nella regina delle classiche, nella corsa più folle e anacronistica al mondo: l'azzardo è assicurato, quanto lo spettacolo.

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