L'anno scorso furono 6.352 a sedersi al tavolo del torneo dei tornei, il main event delle World Series Of Poker, per quasi 60 milioni di dollari di montepremi di cui 8,3 assegnati al primo, l'americano Ryan Riess. Il migliore degli italiani lo scorso anno fu Sergio Castelluccio che si piazzò 14esimo per 451mila dollari. Il migliore degli italiani di sempre è ovviamente Filippo Candio che nel 2010 si piazzò addirittura quarto per 3,3 milioni di dollari.
Quest'anno, il migliore risultato è stato quello di Davide Suriano che si è portato via il braccialetto dell'evento Heads up championship, la sfida che si gioca esclusivamente «testa a testa» con un tabellone tennistico con tanto di sedicesimi, ottavi, quarti, semifinali e finale. In ogni caso gli italiani si sono distinti sempre e comunque con grandi prestazioni offerte soprattutto da Max Pescatori di PokerClub Lottomatica, Mustapha Kanit, Dario Sammartino, Davide Bravin, Andrea Dato e tanti altri ancora a premio.
Mentre scriviamo il main event è in pieno svolgimento e mancano ancora gli ultimissimi giorni che decreteranno i premi più importanti per poi definire gli ormai mitici November Nine. Ma che World Series sono state? Partiamo dagli italiani.
Come dicevamo i nostri hanno dimostrato sempre e comunque di potersela giocare ad ogni livello e contro ogni player. E' ovvio che il confronto numerico contro la nazione ospitante, gli Usa, non è minimamente pensabile. Tuttavia a livello pokeristico dimostriamo una crescita davvero notevole con i nostri migliori che riescono, ormai quasi con certezza, ad arrivare tra le prime posizioni. Ennesima dimostrazione che nel poker l'abilità influisce notevolmente sulla varianza statistica delle mani che si giocano in un lungo periodo. E' poi provato che per vincere su 2mila o 3mila iscritti almeno 3 o 4 colpi fortunati vanno vinti. Ma se Pescatori, Kanit, Sammartino e gli altri riescono a centrare diverse final table e molti piazzamenti a premio allora la nostra tesi trova un'ulteriore conferma. Discorso differente per Max Pescatori. Il «Pirata» di Lottomatica, che vestiva la maglia azzurra della Nazionale di calcio forse con maggiore passione e orgoglio dei nostri rappresentanti a Brasile 2014, è l'unico, insieme a Michele Limongi e pochi altri, a sapersi distinguere negli eventi mixed. Sì perché l'Italia del poker gioca quasi solamente la variante No Limit Hold'em tralasciando tutti i giochi in cui l'abilità è ancor più rilevante come l'Omaha Pot Limit, il 2-7, il Seven Card Stud, il Seven Card Razz e poi il mitico Horse, il pentatlon dei pokeristi. Su questo aspetto in effetti siamo ancora all'età della pietra.
La prima fase sembrava annunciare Wsop molto ridimensionate per gli italiani. Poche presenze e i soliti noti a lottare per alcuni eventi. Ma era ovvio che coprire per spese e iscrizioni a oltre 60 tornei un periodo che va dal 27 maggio al 15 luglio sarebbe stato difficile per tutti. Con l'avvicinarsi della finalissima però Las Vegas si è riempita di italiani. Sono arrivati tutti. Le truppe di Tilt Events, partner ufficiale per i satelliti di qualificazione delle Wsop in Italia, quelle di Isop, il circuito di tornei che ha portato il suo team e poi tanti nomi in ordine sparso come Riccardo Lacchinelli, Carlo Savinelli, Giorgio Silvestrin, Luca Stevanato, Walter Treccarichi, Cristiano Viali, Filippo Gualtieri, Salvatore Bonavena e Antonio Buonanno i due italiani a vincere un torneo Ept nella storia del poker, Paolino Virciglio, Gerardo Dinobreak Muro e poi il gruppo di Silvio Crisari, Biagio Morciano, Roberto Robys Sabato, Paolino Massa con i punti di riferimento per gli italiani a Las Vegas, Flaminio Malaguti e Fabio Coppola. L'Italia del poker c'è eccome. Il segnale è sempre il solito.
Con un mercato del poker online in netto calo e con quello parallelo e border line dei circoli live ormai aperti dopo 5 anni di attesa di un regolamento statale che nessuno se la sente di scrivere e presentare all'Europa e quindi al Governo italiano, i giocatori italiani ci sono e sono tanti. Il settore quando è il momento offre risposte concrete e presenze massicce. E a queste si unisce la qualità che non dipinge più l'italiano come un 'pollo' in trasferta pronto a tornare senza le sue 'penne'. Arrivano i risultati e la community è sempre più solida.
L'auspicio è questi segnali arrivino nelle stanze dei bottoni per tutelare i giocatori dalle truffe e per offrire all'Italia regole certe nel gioco dal vivo e nuove norme nell'online per consentire alle aziende nazionali una ripresa. Il poker rimane uno dei pochi giochi in cui psicologia e abilità rimangono preponderanti sull'alea. Quale migliore spot per un settore come quello del gioco infestato dalla ludopatia e attaccato su tutti i fronti?
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