"Pronti subito, ma ci si allena al buio"

Il preparatore atletico del centro Mapei: "Due stagioni in una, si lavora per ipotesi"

"Pronti subito, ma ci si allena al buio"

Riposo o non riposo. Staccare o proseguire i lavori, gli allenamenti, arricchiti di partite: questo è il dilemma. Non di Amleto, ma di tutti i preparatori di serie A, delle squadre che quest'anno dovranno misurarsi non solo sui campi, ma anche dal muretto, con scelte e strategie non supportate da statistiche e dati, visto che si viaggia a fari spenti verso l'ignoto.

Ne parliamo con uno dei preparatori più apprezzati del panorama nazionale, Ermanno Rampinini, 48 anni, lombardo di Solbiate Olona, responsabile dei laboratori di valutazione e direttore operativo del Centro Mapei Sport, nonché responsabile scientifico e della preparazione atletica del Sassuolo calcio, in passato consulente anche di Juventus, Roma, Sampdoria, Lione e Marsiglia solo per fare qualche nome.

Dottor Rampinini, tanti i dubbi che accompagnano la fase di preparazione di questo campionato che è ormai alle porte...

«Sarà una nuova esperienza per tutti, perché una stagione così anomala non c'è mai stata. E questo apre uno scenario a delle scelte che sono difficilmente basate sulle esperienze passate, ma su ipotesi tutte da verificare sul campo. Noi avremo in pratica due stagioni in una. Due periodi di stop molto lunghi. Il primo è quello che i giocatori hanno appena terminato, il secondo sarà quello che i calciatori dovranno affrontare tra novembre e la ripresa delle partite all'inizio di gennaio. Questo sarà un periodo di stop che nasconderà tante incognite e moltissime insidie. La prima è la mancanza di partite ufficiali. Questa cosa varrà soprattutto per quelle squadre che avranno meno giocatori impegnati ai mondiali. Per assurdo, per quelle squadre che avranno molti loro elementi impegnati in Qatar, potrebbe crearsi una situazione opposta. Sarà interessante verificare tutte queste variabili».

Chi potrebbe beneficiarne da questa situazione?

«Non vorrei tirarmi la zappa sui piedi, ma se si riuscisse a gestire bene il periodo di stop, quindi con un adeguato tempo di recupero, vedo un piccolo vantaggio per quelle squadre che non avranno tanti giocatori impegnati ai mondiali».

La preparazione rispetto all'anno scorso è cambiata?

«Sono simili, ma tendenzialmente più corte e accelerate. Questo vuol dire che se arrivano prima le partite che valgono i tre punti, bisogna essere pronti subito: non è facile».

E a novembre cosa bisognerà fare?

«Si apriranno diversi scenari. Una scelta potrà essere quella di dare un periodo di stop immediato, per poi riprendere la preparazione. C'è chi invece vorrà prolungare l'attività per dare meno periodo di riposo ai propri atleti. Al momento sarà difficile dire chi farà bene o farà male».

Saranno scelte di squadra o anche dedicate ad ogni atleta a seconda delle loro caratteristiche?

«Di squadra, anche se un'ulteriore differenziazione in base alle caratteristiche fisiche individuali sarebbero auspicabili, ma molto difficili da applicare. Quindi ci sarà una macro-strategia di squadra e sarà quella a dare l'impronta maggiore».

Torniamo all'interrogativo iniziale: riposo o non riposo?

«Chi trova il giusto mix avrà più chance. Riposo o non riposo. Riposo o allenamento: questo è il dilemma».

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