La chiamano il derby del turbocapitalismo, la semifinale tra Paris Saint Germain e RB Lipsia. Ma lo è solo sulla carta, perché esiste una differenza notevole tra le politiche gestionali dei due club. Non ci fossero i due tori rossi nel logo, si parlerebbe di modello da prendere come esempio per capacità di produrre utili, plusvalenze e risultati sportivi. Il problema è che la Red Bull nel calcio si muove come un elefante in un negozio di cristalli: sfascia tutto, gioca con le regole (quella di Bundesliga del 50+1 relativa ai soci di maggioranza è stata aggirata), cambia logo, colori sociali e persino il nome. Ma a livello di gestione societaria non ha nulla a che vedere con le tipiche modalità operative del corporate football.
Nell'ultimo mercato il Lipsia ha speso poco più di 70 milioni di euro, come il Bologna. L'età media della rosa è di 24.2 anni, mentre il giocatore più noto a livello internazionale è lo svedese Forsberg, ai quarti con la Svezia nel Mondiale 2018. L'acquisto più costoso nella storia del club è stato Naby Keita, pagato 29 milioni e rivenduto a 60. Alla ripresa della Champions la squadra si è presentata senza il suo bomber Tim Werner, ceduto al Chelsea per 53 milioni e sostituito dal coreano Hwang, arrivato per 9 da una squadra del network Red Bull, il Salisburgo. L'esempio perfetto del modus operandi del club: una volta raggiunto un alto profilo internazionale, il giocatore viene ceduto e rimpiazzato da un giovane emergente, spesso proveniente da una squadra affiliata. Tyler Adams, l'uomo che ha deciso il quarto contro l'Atletico, proviene dai New York Red Bulls. Un passaggio che non è avvenuto per Haaland, che già nel Salisburgo aveva raggiunto uno status di top player. I 75 milioni pagati dal Borussia Dortmund erano infatti fuori portata per il budget del Lipsia. La Red Bull ha investito tanto su infrastrutture e vivai, ma le squadre sono costruite all'insegna della sostenibilità. Con i soldi di Lukaku il Lipsia ha fatto un anno di mercato, con quelli di Neymar ne ha fatti tre.
Per anni il RB Lipsia si è affidato a guide tecniche plasmate dalla filosofia di Ralf Rangnick, e in due occasioni a lui stesso: 4-4-2, ripartenze veloci, poco possesso palla.
Con l'arrivo di Nagelsmann si è invece optato per un approccio più fluido, vista la peculiarità del tecnico tedesco nel cambiare anche più moduli a partita in corso. Una squadra strutturata, giovane, imprevedibile. Prima del capitale, ci sono le idee.
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