Per la prima volta da quando è arrivato a Milanello, e non sono due giorni, Stefano Pioli è finito dietro la lavagna. E non solo per la sconfitta maturata a sorpresa contro l'Udinese ma per la qualità calcistica della prova e per l'impressione fornita dal gruppo di risultare sfilacciato, senza identità e con un discutibile schieramento tattico mai provato né realizzato prima. Per questo motivo Stefano Pioli è andato incontro ai fischi di San Siro e si è preso ogni responsabilità mettendo al riparo la squadra. L'impressione allora è la seguente: nell'esaminare il tonfo di sabato notte due sono i fattori scatenanti, gli infortuni da un lato e la scelta di un sistema di gioco con due torri. Sul primo punto c'è da ricordare che ormai sono tre anni che il Milan deve fare i conti con una contabilità eccessiva di ko muscolari mettendo in moto un altro meccanismo vizioso, cioè la mancanza di rotazioni a tavolino per evitare appunto affaticamenti muscolari. Il caso Krunic, ultimo della serie, in questo senso è didascalico.
«Non siamo mai stati una squadra»: l'analisi di Pioli è la riflessione cominciata ieri mattina a casa Milan dove tra oggi e domani è in arrivò Gerry Cardinale dagli Usa e di sicuro si fermerà a colloquio con l'ad Furlani e con lo stesso Pioli per capire cosa è successo nel breve volgere di qualche settimana. Per questo motivo sia il comportamento in Champions col PSG domani che il viaggio successivo a Lecce segneranno di sicuro il destino del tecnico di Parma. La difficoltà nella difficoltà è un'altra ed è la seguente: così come accaduto in occasione dell'esonero di Giampaolo, l'orientamento non è mai quello di rivolgersi a un traghettatore ma di trovare una soluzione che valga anche per il futuro. L'opzione B, cioè un sostituto tanto per cambiare inquilino sulla panchina, realizzata a novembre ha una controindicazione razionale, significherebbe perdere tutta la stagione. Di qui la necessità di riflettere bene e di capire se il rapporto di Pioli a Milanello ha esaurito la sua carica oppure si tratta di un periodo no complicato dagli infortuni e dalle assenze. I recuperi di Pulisic, Chukwueze e Kjaer sono un te caldo per la sfida di martedì notte contro Mbappé e Donnarumma a cui i tifosi rossoneri hanno garantito un'accoglienza goliardica tipo quella degli interisti a Lukaku.
Per una volta l'argomento Ibra è rimasto dietro le quinte perché qui la questione è squisitamente calcistica e non riguarda temi o ruoli di contorno alla guida tecnica.
Questo dimostra in maniera pubblica che l'eventuale collaborazione con Zlatan soddisfa un bisogno per rendere più solida la struttura sportiva e societaria e non è invece un modo indiretto di sopra intendere al lavoro di Pioli. Come si capisce al volo il lavoro dell'estate - passando al dopo Maldini - in materia di mercato e di copertura dei ruoli è stato realizzato a metà (per il centravanti e la difesa).
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