Il Qatar ha già stravinto. Tra palloni e bigliettoni ecco la finale perfetta

Albiceleste contro Bleus con le stelle del Psg è l'ultimo atto ideale per lo sceicco qatariota

Il Qatar ha già stravinto. Tra palloni e bigliettoni ecco la finale perfetta

Ha vinto il Qatar, anzi stravinto. Un giorno non si parlerà più di diritti calpestati, dei morti immolati per costruire stadi, dei giocatori dell'Iran che non cantavano l'inno, o delle donne che mostravano al mondo la loro protesta, non si ricorderà quel color arcobaleno visto come il Diavolo e nemmeno del sottobosco arricchitosi con questo mondiale. Non si parlerà nemmeno dei fiumi di danaro corsi chissà dove e chissà in quali anfratti per ottenere il gradimento. Ufficialmente si parla di una elargizione da 220 miliardi di dollari per coprire spese e disturbi nei 12 anni passati dall'assegnazione del torneo al calcio d'inizio. La Fifa ha cambiato facce ma non pelle: il pallone è piuttosto la pallina di una roulette per centrare sempre il numero pieno. Il Qatargate che imperversa sull'Unione europea, con corredo di attori italiani, lascia all'immaginazione i numerosi trolley da un milione di banconote che avranno fatto viaggi per il mondo. Sembra un film, ma il business è stato realtà. E la storia insegna che tutto sfumerà.

Invece verrà ricordata una finale (che sarà diretta dal polacco Marciniak, al qatarino Al Jassim la sfida per il terzo posto) dove avranno il trono due personaggi sui quali il Paese arabo ha puntato per sentirsi in cima al mondo. Dici Qatar e pensi Psg, la squadra dello sceicco che si è comprato Messi e Mbappé e, per non sbagliare, si era assicurato anche i servizi di Neymar. Sono rimasti a galla l'erede di Maradona e l'inseguitore di Pelè, che fanno rima con il meglio che c'è (c'è stato) in questo mondiale. Tutto è filato secondo copione, perfin certa palpabile condiscendenza arbitrale a non sbagliare il bersaglio finale, soprattutto nei confronti di Messi e della sua Argentina. E si è aggiunto influenzale tra i francesi. Il conto è presto fatto: nulla più di un successo del Psg in Champions può sollevare alle stelle l'orgoglio pallonaro del Paese. Direte: sì ma Parigi è Francia... Ma il Psg è del Qatar. E nulla potrà restare nel ricordo dei libri e degli almanacchi più di una finale vinta da Messi per la prima volta ed alla sua ultima partita mondiale. Ed è l'opzione preferita: la Pulce sollecita la fertilità delle fantasie, sarà la medaglia al valore di un mondiale faraonico. Se, invece, vincesse la Francia la storia tramanderebbe l'impresa dell'unico ct capace di conquistare due mondiali di fila, dopo il nostro Vittorio Pozzo, e verrebbe arricchito il librone delle nazionali (Italia e Brasile) che hanno fatto doppietta nel giro di 4 anni. Comunque un buon bottino per l'orgoglio organizzativo: Mbappé significa Psg molto più di Messi, quindi un figlio del padrone, ma volete mettere l'indimenticabile apoteosi del re alla sua ultime recita?

Visto così il destino è stato forse cinico, non baro: Argentina e Francia voleva il padrone e così sarà. Qui solo il destino ha giocato gratis. Che sia deluso o solo insoddisfatto, il resto del mondo se ne andrà con il gruzzolo in bocca: 42 milioni di dollari al vincitore, un tesoretto da 209 milioni di dollari per i club che hanno offerto i calciatori. E vien da sorridere ripensando all'ultima lontana boutade di Sepp Blatter che dichiarò scelta sbagliata quella del Qatar. «Un Paese troppo piccolo, il calcio e la coppa del mondo sono troppo grandi». Stranamente era lui il presidente Fifa nel giorno in cui venne assegnato il torneo. Poi ci furono polemiche e accuse di corruzione per elargizioni di tangenti ad altre confederazioni «compiacenti nel voto a favore». Non se ne fece niente: tutto corre e tutto scorre. Il mondiale è partito ed è arrivato al gran finale.

Ogni tassello è andato a posto: Argentina contro Francia, Messi contro Mbappé, Psg contro Psg, perfino i due marchi di punta degli sponsor un contro l'altro, ovvero Nike (Francia) e Adidas (Argentina). Così perfetto da non sembrar vero. O forse il trucco c'è ma non si vede.

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