Ci vuole un lunedì da leoni. Nonostante la sfida tra i Fab 3 azzurri contro i Fab 3 di sempre, sia diventata un due contro due. Dopo l'incredibile nottata con vittoria contro Koepfer, uno sfinito Federer ha deciso di ritirarsi dal torneo per preservare il fisico dopo le prime vere (e sorprendenti) battaglie dal rientro dopo due interventi al ginocchio: «Devo ascoltare il mio corpo». Lui (ri)vuole Wimbledon. E ai maligni che ricordano come il manager di Berrettini sia anche il coach di Federer, Matteo ha chiuso la bocca: «Roger è una persona seria». Vero, peccato. Restano dunque i due super teenager del nostro tennis, Musetti e Sinner. Ci sono spiragli per l'impresa? In questo gioco non si parte mai sconfitti, ed infatti Lorenzo ha detto che avrebbe passato la domenica a studiare come battere Djokovic. Così ragiona un campione, così ragionano tutti e due. Proviamo allora a fare un uno contro uno.
MUSETTI VS DJOKOVIC Che cos'ha Lorenzo di simile rispetto al numero uno del mondo? Praticamente nulla, ma questo non è un difetto, anzi. La sfida vinta al quinto set con Cecchinato ha fatto vedere a che punto è la maturazione del talento di Carrara, con giocate pazzesche (una voléè dietro le spalle, un altra con la rete dietro la schiena, «momenti di fantatennis» ha scherzato il suo avversario) e solidità mentale. Ecco, questo è il punto di contatto: Djokovic è salito sul trono del mondo allenando la testa, è praticamente inattaccabile da quel punto di vista. Difficile mettergli dubbi, ma ogni tanto capita, soprattutto da chi incrina la sua abilità infinita di ribattitore. Musetti è quanto di più vicino al tennis creativo dei vecchi tempi - per intenderci Panatta style - che il gioco moderno può offrire. Con Novak si è pure allenato, «ma in partita cambia tutto». Di sicuro è il futuro di questo sport («io e Sinner ci divertiremo»), difficile, quasi impossibile, che il futuro sia oggi. Non sarà un Djokovic, forse sarà un quasi Federer. Gli diamo il 10% di possibilità di farcela. Di (grande) stima.
SINNER VS NADAL Ormai è quasi tradizione: è successo a Parigi, è successo a Roma, risuccede a Parigi. E ci sono state opportunità nei primi due ko. In mezzo un periodo di allenamento comune in Australia. Rafa stima Jannik, probabilmente lo giudica il suo erede. Ed in effetti Sinner gli assomiglia, si guarda allo specchio e si vede un po' come lui. C'è da lavorare sul servizio (come ha fatto Nadal nella sua carriera), ma la forma al Roland Garros è cresciuta partita dopo partita. Qui dove lo spagnolo è dominatore assoluto sembra quasi una battuta dire che Jannik può farcela. Ma prima o poi può succedere che l'allievo superi il maestro. Chissà.
BERRETTINI VS FEDERER Non ci sarà, ma sarebbe stato diverso. L'ultima volta in uno Slam, Wimbledon 2019, finì con un «quanto devo per la lezione, Maestro?»: Roger non gli fece vedere la pallina. Ma erano un altro Federer e un altro Berrettini.
La potenza del romano è quella che lo svizzero ha sempre sofferto, figurarsi a quasi 40 anni. Meglio evitare. Diciamolo: Matteo ricorda il vecchio Ivan Lendl, e per la prima volta a Parigi è gia nei quarti. Dove potrebbe trovare Musetti, se questo lunedì sarà davvero straordinario.
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