"Qui iniziai, qui finisco". Nibali fa il Giro d'Italia per salutare tutti i tifosi

Il lungo, romantico addio a tappe dello Squalo che a fine stagione lascerà il ciclismo

"Qui iniziai, qui finisco". Nibali fa il Giro d'Italia per salutare tutti i tifosi

Non è un addio, ma una lunga e lentissima uscita di campo. Una sorta di ringraziamento lungo le strade d'Italia e non solo. Vincenzo Nibali ha scelto Messina (ieri vittoria allo sprint di Arnaud Demare, ndr), la sua Messina, per dare l'annuncio: «Questo sarà il mio ultimo Giro d'Italia, a fine stagione smetto».

La voce che si incrina e si fa flebile, le lacrime trattenute a stento che scendono a lui e, probabilmente, ai tanti appassionati che hanno seguito lo Squalo in questi anni. Si chiude una storia, che ora avrà un'appendice, tutta da godere, fino alla fine della stagione, in un'ipotetica e interminabile passerella di ringraziamento, perché questo sarà il resto di questo Giro, il resto di questa stagione. «Anche oggi in Sicilia ho avuto una accoglienza fantastica, il pubblico è stato davvero eccezionale. Sono emozionato, perché non capita tutti i giorni di arrivare con il Giro nella propria città: ho vissuto davvero emozioni... folli», ha detto commentando la tappa.

È un cerchio che si chiude, dopo diciotto anni di successi, diciotto anni di emozioni indimenticabili. Nella sua Messina, con la sua maglia quella dell'Astana - con la sua gente, con mamma Giovanna e papà Salvatore e il resto degli aficionados in ogni dove. Vincenzo annuncia in punta di piedi, con una punta di malinconia, il suo addio a fine stagione. Il magone che sale e che si fa ovo sodo, che si piazza lì e non va su e non va giù, che resta a mezza via, come qualcosa di dolce che si fa improvvisamente amaro. «Oggi sono qui, aspettavo da anni questa tappa, sapevo che ci sarebbe stata questa occasione. Voglio annunciare che questo sarà il mio ultimo Giro d'Italia e che chiuderò la mia carriera a fine anno. Penso che sia arrivato il mio momento, ho iniziato da ragazzino e aspettavo questa tappa per dare l'annuncio perché è in questa città che ho iniziato a pedalare. Sono andato via di casa a 15 anni per il ciclismo e penso di aver dato tanto a questo sport ed è giusto adesso che dedichi del tempo alla mia famiglia».

Lacrime che scendono lente e lievi, ad accarezzare la pelle: la nostra e la sua, quella di Rachele e di Vittoria, di tutti quelli che hanno apprezzato e apprezzano il campione che si è fatto Squalo. «La squadra è importante nel supporto di un corridore e anche i tifosi hanno la loro importanza, perché sono loro che ti aiutano certe volte a non rinunciare e a fare qualcosa di eclatante. Mi porto avanti con i ringraziamenti, e quindi li ringrazio».

Forse, oggi, anche chi ha sempre cercato il pelo nell'uovo, anche loro si uniranno a noi, come si fa nelle grandi famiglie: perché il ciclismo è una grande famiglia. Dal primo all'ultimo.

Tutti assieme, accompagniamo il Nostro Enzo fino a Verona, fino a Parigi, fin dove volete voi, fin dove lui ci ha condotto, in un infinito ringraziamento bambino, che si è fatto adulto in una primavera che già profuma d'autunno.

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