Lezione di donna, medaglia femmina, con una mano tesa agli uomini, un prendersi per mano per guidare e farsi guidare. Insieme. Solo così si va oltre i propri limiti e confini. Medaglia di squadra, medaglia rara, mancava da Atene 2004, Setterosa, ancora donne. Marina, Carlotta, Monica, Alessia, Caterina, Anna, Myriam, Paola, Sarah, Oghosaser, Ekaterina, Gaia, nomi e non cognomi, per non distinguere tra fuoriclasse e dentroclasse, per non regalare applausi in più a una piuttosto che all'altra, tutte sul podio, tutte uguali, tutte necessarie, tutte sul gradino alto, tutte d'oro, capaci di illuminare l'Italia e quegli uomini, quei pochi importanti uomini, che le hanno accompagnate in questa avventura. Lezione di donna, senza diffidenze, fidandosi di se stesse e degli uomini a caccia di qualcosa esattamente come loro. Perché c'era una generazione di ex pallavolisti sparsa per questa Olimpiade, una generazione di fenomeni uscita dagli Anni '90 con tutte le stelle al petto tranne l'oro olimpico, una generazione che lo cercava disperatamente e qualcuno di loro l'ha trovato. Julio Velasco, il ct, Lorenzo Bernardi il suo vice per di più nel giorno del compleanno, Andrea Giani al comando della Francia uomini, niente da fare invece per Fefe De Giorgi con gli azzurri. Tutti reduci dall'argento doloroso di Atlanta '96.
Regalo di donne per Velasco e Bernardi. L'argentino d'Italia lo ammette fiero, perché ha dovuto studiarle, capirle, farsi capire, convincerle, cambiare lui stesso mentre cambiava loro scovandone i pregi oltre quelli sportivi, curandone i limiti. Enzo Ferrari si definiva un «agitatore di uomini», ecco, Enzo Ferrari qui avrebbe combinato solo pasticci. Velasco è stato un ascoltatore di donne. «Viviamo una rivoluzione silenziosa nel mondo occidentale» ha detto «una rivoluzione silenziosa e veloce che certi uomini purtroppo non sono in grado di affrontare. Credo si spieghi anche così il fenomeno sempre in aumento della violenza sulle donne, uomini che non accettano di essere lasciati. C'è ancora molto da fare per l'uguaglianza e questi risultati devono servire anche a questo, lo dico da padre di femmine, da nonno di femmine». Nel volley le partite sono una guerra, le vigilie sono tensione, il dopo battaglia gioia o dolore. Velasco è riuscito a entrare in ognuno di questi stati d'animo portando al trionfo un gruppo che non era mai andato oltre i quarti ai Giochi, perdendo un solo set in tutta l'Olimpiade (probabilmente un record). Pensiamo solo a Egonu, da personaggio e star e leader a umile mitragliatrice di punti al servizio della squadra.
Anche ieri all'Arena Parigi Sud, palazzetto di tralicci ondeggianti fra i piloni della tangenziale. Un'Italia di donne senza paura e che fa paura alle americane, un'Italia di donne unite per mano ai loro uomini. Finirà in un assolo: gli Stati Uniti avanti solo due volte, sull'1-0 di inizio primo set e sul 2-0 del secondo set. Poi annullate da Egonu macchina da punti, dalle prodezze della Antropova, dall'instancabile Caterina Bosetti, dai capolavori di Orro e una Sylla indiavolata che impacchettano tutti i set. Finirà 3-0 (25-18, 25-20, 25-17), finirà con un gesto di forza e tenerezza che solo le donne...
Myriam Sylla e Anna Danesi, la capitano, Myriam guarda Anna, Anna guarda Myriam, si tolgono l'oro appena ricevuto e lo mettono l'una al collo dell'altra. Perché l'olimpiade premia noi, ma io premio te, tu premi me. Amica mia.
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