Doveva finire così il primo Giro-Covid: con il distanziamento. Ieri mattina sono partiti in pratica appaiati, distanziati da meno di dieci metri dopo 3.450 chilometri di battaglia e oltre 85 ore di sella. L'australiano Jai Hindley e il britannico Tao Geoghegan Hart separati da soli 86 centesimi di secondo: cosa mai accaduta prima in nessun Grande Giro.
Alla fine della crono di 15 km e 700 metri, da Cernusco sul Naviglio al Duomo di Milano, è il britannico Gheoghegan Hart a portarsi a Londra la maglia rosa. Trentanove sono alla fine i secondi di separazione tra il rosso malpelo del team Ineos-Granadier e il 24enne della Sunweb che piazza due corridori sul podio, ma sul più alto ci finisce Tao, il Thomas di riserva. La crono la vince come da pronostico e copione Filippo Ganna, che si beve la distanza sul filo dei sessanta all'ora. Sfreccia, ancora una volta, tra grida e applausi, tra gente incantata e tanto incanto. Sfreccia e spinge, Filippo, senza scomporsi in un esercizio solo apparentemente banale. Ancora una volta abbiamo assistito a qualcosa di immenso e di sublime. Ogni superlativo è superfluo, perché è lui un superlativo su quell'anti-cavallo d'acciaio che oggi è in carbonio e di nome fa Bolide. L'uomo e il mezzo, in mezzo un altro uomo: Fausto Pinarello. Non sappiamo chi sia più o meno grande, sappiamo solo che la vita è magia, chimica, incontri di geni e genio: carisma. Ecco, il prossimo bolide Pinarello lo chiami carisma. Ganna non è solo un uomo che sfreccia più veloce su una strada che sembra non esserci tanto è sospeso nel nulla, ma ha presenza, fisico e carisma: grazia elargita da Dio.
È un Giro che arriva a Milano, e questa è la cosa più bella. È la cosa che conta, in un Paese spaventato e tramortito dalla pandemia con le serrande abbassate e le gomme sgonfie. Giro finito. Stavolta un grande risultato: non era scontato riuscirci. Ha perso qualche pezzo (Geraint Thomas, 3ª tappa, ndr). Ha dovuto vedersela col clima, ma soprattutto col Covid (solo 4 casi tra i corridori: in pratica niente). E per non farsi mancare nulla ha anche dovuto superare i capricci di Morbegno, ma in piazza Duomo il Giro ci è arrivato. Con un ragazzo di 25 anni, che regala alla Gran Bretagna per la seconda volta nella storia il Giro d'Italia: il primo, due anni fa, con Chris Froome. È un ragazzo di talento Tao, come Bernal e Pogacar. Va forte sia in salita che a crono. Non è un vincitore banale, non sarà una meteora.
È il Giro della meglio gioventù: di Ganna e
Hindley, ma anche di Almeida. Non è stato il Giro di Vincenzo Nibali, ma ci sta. A quasi 36 anni arrivare 7° non è un disonore. In mezzo a tanti giovani lui tiene botta. Perde senza essere battuto: maglia rosa di sportività.
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