Quattro anni fa furono 2 millesimi di un crono; tre giorni fa potevano essere 2 gradi celsius di un termometro a vanificare un altro quadriennio olimpico. Invece, la ruota, o meglio lo slittino, gira e Dominik Fischnaller, 29 anni, si è preso ciò che si meritava già a PyeongChang 2018. Voleva essere lui, che è nato a Maranza, all'indirizzo giusto se vuoi studiare da slittinista, a portare avanti le insegne del regno dello slittino italiano, dopo che re Armin aveva abdicato nel 2014. Il quarto posto ai Giochi 2018, però, non è stata solo la piazza più amara: quando un podio sfuma per 2 millesimi «divenuti un'ossessione», ti domandi che senso abbia alzarsi ogni mattina per risdraiarsi e buttarsi giù dal budello. Pechino era il prossimo sogno. Dominik ci ha creduto, insieme al team e al cugino Kevin, cresciuto in sapienza e grazia, accanto a lui e a Zoeggler, divenuto mentore e coach. Tre giorni fa, in mezzo ai loro progetti, si insinua quel virus che, dei nemici, è il più balordo. Kevin positivo, isolato. Dominik nel limbo dei contatti postivi. Fine pena? Ogni due tamponi al giorno, in quel breve intervallo d'aria per allenarsi in attesa di giudizio, pardon di esito. Scanner, termometri, check up, sperando che a salire sia solo la febbre per la gara: Fisch tiene, soprattutto di testa e mette giù tre run solide. Dimostra di aver letto bene le insidie di quel gomitolo di ghiaccio che si dipana con l'inedita curva panoramica a 360. Nell'ultima run in tanti sbagliano, dai fratelli Gleirscher al russo Semen Pavlichenko. In molti non sono perfetti, da Felix Loch a Kroisers Aparjods. Si può fare: per Dominik è finalmente domenica. Sorride, si scrocchia le dita e si lancia, pulito, leggero, verso il suo bellissimo bronzo (+0.951) alle spalle del cannibale di stagione, il tedesco Johaness Ludwig e Wolfang Kindl (+0.160). «È una liberazione: all'ultima run ero sereno: meglio arrivare decimo che di nuovo quarto». E invece, è tutto vero: l'Italia che slitta torna sul podio olimpico 8 dopo l'ultima medaglia di Zoeggler.
Fisch è negli annali, come Paul Hildgartner e pure nel nome del cugino Kevin, recluso e felice anche per un 11º posto di Leon Felderer, il nuovo che avanza. C'è solo un uomo più felice di lui: corre, solleva la slitta, si batte il petto e si scioglie in un abbraccio che è paterno, da coach e da ex compagno insieme.
Zoeggler lo grida: «Siamo un gran team, Fisch ha il talento». Adesso il re è sereno: il suo regno ha trovato l'erede. Anche negli occhi belli di baby Nina, la figlia che da oggi comincia (dirette dalle 10.50) il suo percorso a cinque cerchi. Nel nome del padre e di una slitta.
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