Dominik Paris ha innestato la quinta marcia dove gli sarebbe bastata la quarta, è andato fuori giri e ha buttato una medaglia che sembrava sicura. Finire quarto a 65/100 dalla vittoria dopo aver preso un secondo e sei decimi in un tratto di 28 secondi fa male. Non è la prima volta che Paris chiude quarto a un grande evento e c'è tanta amarezza per lui, per Innerhofer, ottimo sesto, e per l'Italia, che oltre a perdere per infortunio il promettente Florian Schieder, resta a zero nel medagliere. Come già in superG ha vinto Kriechmayr, sul tedesco Sander (primo podio della carriera!) e Beat Feuz. Guardiamo avanti, con fiducia e facciamo quattro chiacchiere con Giorgio Rocca, due medaglie d'argento ai mondiali del 2005, ma ko per quella per cui era strafavorito, un anno dopo, ai Giochi di Torino.
Partiamo dai bei ricordi, Bormio 2005.
«Quei mondiali a 30 km da Livigno, dove sono cresciuto come sciatore. Li affrontai con buon autocontrollo, l'argento inatteso in combinata mi aiutò a fare medaglia nello slalom dove avevo più aspettative».
Il giochino non funzionò all'Olimpiade di Torino, quello slalom ricordato dagli appassionati come un incubo.
«Dopo un amaro 5º posto in combinata, arrivò il giorno dello slalom con lo sci alpino a zero medaglie. Avevo dominato la stagione vincendo cinque gare consecutive, avevo la coppa del mondo di slalom già in tasca, dovevo salvare la Patria».
Pressione a mille?
«Anche gli atleti abituati a vincere sono umani. Chi sa fare cose straordinarie, nel momento importante può perdere calma e controllo non riuscendo a dare il 100%».
Come avverte la pressione uno sciatore che deve dare il massimo in poco più di un minuto?
«L'istinto ti dice di fare una cosa, ma l'inconscio ti irrigidisce le gambe, rende meno fluida la tua azione, quanto basta magari per perdere i pochi decimi che fanno la differenza. Basta un pensiero sbagliato, rivolto alle aspettative degli altri, al risultato e alle sue eventuali conseguenze per far saltare tutto il sistema allenato e messo a punto negli anni. Io inciampai dopo venti secondi, forse in quel decimo di secondo la mia mente era altrove».
Quanto ti è rimasta dentro la caduta di Torino 2006?
«Digerire una delusione del genere è stata dura, sapere che hai perso un'occasione che non tornerà più è complicato, ma la vita va avanti. La delusione insegna a crescere e anche senza medaglia d'oro puoi essere uomo, papà e professionista in gamba. Confesso però che ancora oggi rosico, perché so che quella gara potevo proprio vincerla».
Cosa è mancato agli italiani in questa prima settimana?
«La capacità di essere sfrontati, di adattarsi a situazioni nuove su una pista che ha messo tutti in difficoltà dal punto di vista mentale e tattico. Qui il livello si è appianato, la pista era nuova e l'esperienza contava meno, bisognava riuscire a prendere la decisione giusta in un decimo, proprio come i piloti delle Frecce Tricolori che abbiamo visto passare nel cielo prima del via».
Consigli per i prossimi giorni?
«Sciare come hanno sempre fatto nelle gare di Coppa, non c'è nulla da perdere.
Bassino e Brignone devono sciare con la fame, la voglia di rivincita deve farle essere ancora più cattive, in gigante potranno dare lezioni al mondo. Alex Vinatzer può invece salire sul podio nello slalom maschile, ma dovrà sciare con la fluidità che ultimamente gli è mancata». OGGI: combinata donne 9,45 e 14,10, uomini 11,15 e 15,20. Dir. Raidue e Eurosport
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