Salerno choc: sul pallone ora volano pure le pietre

In un Paese dove, dagli spalti di uno stadio, volano motorini cosa sarà mai veder volare un pezzo di calcinaccio, grande quanto una pietra, contro un giocatore della squadra avversa?

Salerno choc: sul pallone ora volano pure le pietre
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In un Paese dove, dagli spalti di uno stadio, volano motorini cosa sarà mai veder volare un pezzo di calcinaccio, grande quanto una pietra, contro un giocatore della squadra avversa? Lo cantava già Antoine negli anni sessanta: «Se sei buono ti tirano le pietre, se sei cattivo ti tirano le pietre». Il peggio è che in questo Paese s'era appena riavviata la discussione sul razzismo negli stadi provocata dalla protesta di Mike Maignan. Tutti a lanciar moniti e maledizioni, a proporre soluzioni ferree. Eppure ieri ci siamo ritrovati con una pietra sul pallone: Mateo Retegui, ragazzo italo argentino venuto a cercar fortuna a Genova, va in gol nel bollente stadio di Salerno. Ma non fa in tempo a sorridere che gli arriva addosso di tutto: uno snack strappato da insana bocca e come contorno un calcinaccio che non lo colpisce. Però vola, e atterra tanto che l'arbitro Orsato non fatica a darne prova. Cosa avrà pensato Retegui è facile immaginare. Qualcosa lo ha comunque colpito ma il nostro si è rialzato e, senza sceneggiate, ha dimostrato di essere un intelligente professionista. Lezione ad una banda di cervelli sconnessi dalla civiltà.

Che il lanciatore fosse uno o fossero tanti, tutti zitti quelli intorno? Se il sasso fosse andato a segno, cosa saremmo a raccontare? Un tifo che passa con indifferenza dal far male all'animo al far male al fisico. Che getta addosso di tutto: insulti e pietre, quando non sono coltelli. Non ci facciamo mancare niente. Sarebbe ora di chiudere qualche stadio, di cacciare un po' di tifo. Sarebbe ora che finissero certe connivenze.

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