Se è meglio essere veloci che certi delle prove

"Temo il giudice troppo sicuro di sé che arriva subito alla conclusione e che capisce alla prima, senza perplessità e senza pentimenti". Non lo ha detto Andrea Agnelli. Lo affermò Piero Calamandrei, illustre giurista

Se è meglio essere veloci che certi delle prove

Mario Luigi Torsello è un illustre giudice e docente di diritto. Come presidente della corte d'appello delle federcalcio, sta vivendo momenti di gloria (si fa per dire) per alcune affermazioni in merito alla vicenda Juventus e alla penalizzazione relativa: «La tempestività pervade gli istituti ordinari: la certezza assoluta comporterebbe un rallentamento del procedimento sportivo, diversamente da quanto prevede il principio di tempestività». Tradotto: meglio mandare al patibolo l'imputato e poi, eventualmente, verificarne l'innocenza. Un illustre sodale del salentino Torsello, il Davigo Piercamillo, ebbe a sostenere che «non esistono politici innocenti ma colpevoli su cui non sono state raccolte le prove».

La linea d'onda è la stessa linea, inutile restare sconcertati, trattasi del ribaltamento di un principio cardine del diritto, ogni cittadino è colpevole fino a quando non viene accertata la sua innocenza, viva l'avviso di garanzia che non è affatto una garanzia, anzi ha il fetore della condanna. Torsello è l'ultimo del corteo, prima di lui, sul merito Juventus, si erano espressi altri togati, liberi di professarsi tifosi nel ruolo di pubblici ministeri. Basta un'occhiata alla carriera di magistrati passati alla politica, nella maggior parte con una matrice ideologica precisa, evidenza anche di certi indirizzi nelle sentenze. Torsello ha detto, purtroppo, la verità, la verità della giustizia sportiva che ha fretta di lavarsi le mani.

Giulio Andreotti disse che, nelle aule dei tribunali, sarebbe opportuno che la scritta La Legge è uguale per tutti, venisse apposta non alle spalle ma davanti ai

giudici. «Temo il giudice troppo sicuro di sé che arriva subito alla conclusione e che capisce alla prima, senza perplessità e senza pentimenti». Non lo ha detto Andrea Agnelli. Lo affermò Piero Calamandrei, illustre giurista.

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