Se non altro al Tour vince la bici italiana

Potere sloveno: Roglic e Pogacar. Il primo su Bianchi, il secondo su Colnago

Se non altro al Tour vince la bici italiana

La piccola Slovenia balla sul tetto del mondo, che geograficamente e momentaneamente si trova in Francia, nel Massiccio Centrale, in una zona vulcanica, dove Roglic e Pogacar fanno saltare la corsa, zompettando leggeri e non curanti della fatica che sui loro volti nemmeno si vede, nemmeno si percepisce, a differenza di coloro i quali sono chiamati ad inseguire a fatica, con smorfie e manovre sghembe. Roglic e Pogacar, due ragazzi sloveni: uno di 30 anni, fasciato di giallo, mentre l'altro di anni ne ha soli 21 e promette alla piccola Slovenia un futuro radioso. Per l'Italia, niente da segnalare: primo italiano Damiano Caruso, che è qui per aiutare Mikel Landa e già che c'è fa classifica tricolore: 16° a 7'02.
Ci consoliamo con le biciclette, con il materiale tecnico: italianissimo. Al comando Primoz Roglic, sloveno che corre per l'olandese Jumbo Visma su biciclette Bianchi. Tadej Pogacar corre per un team degli Emirati Arabi, la UAE Emirates, che adottano biciclette Colnago. Poi c'è Egan Bernal, l'ultimo trionfatore sulle strade di Francia, al momento in difficoltà, ma con buone ambizioni di successo. Il colombiano della britannica Ineos Grenadiers (ex Sky) corre con biciclette Pinarello, che negli ultimi otto anni ha vinto 7 Tour de France (dominio interrotto solo da Nibali che vinse su biciclette Specialized, ndr). Insomma, per il momento, in attesa di almeno una vittoria di tappa, l'Italia può essere d'esta sotto l'aspetto del materiale tecnico, della tecnologia riconosciuta nel mondo. Passando alla corsa, ieri Roglic ha allungato le mani sul Tour. Corre da padrone e guadagna su Bernal. Nel tappone dei sette colli nel Massiccio Centrale vince il colombiano Daniel Martinez, che a Puy Mary supera in volata il tedesco Kamna, ultimo di una lunga fuga collettiva a resistergli.
Ma nell'altra corsa, quella che vale la maglia gialla, è infatti Primoz Roglic ad avere la meglio. L'esperto sloveno prende la ruota del giovane connazionale Taddeo Pogacar e assieme mandano Ko la concorrenza. Tra i più sofferenti e suonati Bernal, che lotta a denti stretti per contenere i danni.
A proposito, se dalla Francia non ci arrivano buone notizie, la musica non cambia alla Tirreno-Adriatico. Colpo doppio tappa e maglia per Simon Yates: a meno di cinque chilometri da Sassotetto, il britannico cambia marcia e se ne va da solo. Dei nostri quello che si salva ancora è Fausto Masnada, che resta nella scia dei migliori fino all'ultimo chilometro.

Di Nibali si perdono le tracce quasi subito, dopo un allungo a 7 chilometri dall'arrivo che assomiglia più ad un gesto d'orgoglio che ad una vera prova per misurare una condizione che al momento non sembra essere quella dei giorni migliori.

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