Senza la strada e gli oratori si deve creare una task force

Non possiamo far finta di niente. Non possiamo cavarcela con la solita messa cantata sui ritardi e sui limiti del calcio italiano illuso, per una estate, dal trionfo di Wembley

Senza la strada e gli oratori si deve creare una task force
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Non possiamo far finta di niente. Non possiamo cavarcela con la solita messa cantata sui ritardi e sui limiti del calcio italiano illuso, per una estate, dal trionfo di Wembley. No, questa volta dobbiamo mettere in fila gli insuccessi, uno più atroce dell'altro (due mondiali di fila, ndr), e procedere secondo il format tradizionale del dibattito culturale e delle coraggiose decisioni da prendere. Pensare che si possa liquidare l'ennesima, la quarta di fila, eliminazione dell'under 21 dalle Olimpiadi con il semplice, già programmato peraltro, cambio di ct (da Nicolato a Nunziata piuttosto che a Bollini) introducendo la supervisione di Roberto Mancini, rappresenterebbe un altro errore. Qui è il caso di fermare la macchina, approfittando dell'estate, di aprire un dibattito, magari promuovere al fianco di Gravina una task force di tecnici ed esperti del ramo, per recuperare un paio di idee e promuovere quelle riforme di cui il calcio italiano ha un disperato bisogno.

Sappiamo bene dove intervenire, quali sono le carenze storiche ormai del nostro vivaio: in strada non si gioca più a calcio (Balotelli e Cassano, per fare due nomi recenti, ne sono gli ultimi prodotti), gli oratori hanno chiuso i battenti da tempo. Bisogna guardare altrove per capire cosa non funziona e spiegare, ad esempio, perché mai la carenza di attaccanti, di centravanti, sia così grave e ripetuta da coinvolgere non solo la Nazionale maggiore ma anche l'under 21 e persino l'under 20 di Nunziata che ha fatto la sua bella figura nel recente mondiale. Quello che inquieta di più, nello scenario attuale, è una sola constatazione: e cioè che il movimento non abbia più la forza per auto-riformarsi, per allestire un dibattito dal quale ricevere utili indicazioni. Da anni i dirigenti federali hanno provato a mettere in cantiere riforme che sono state brutalmente stoppate dalle resistenze delle leghe, dei club quindi che hanno - tranne rare e note eccezioni virtuose - gravi problemi a far quadrare i conti.

Per uscirne forse ci vorrà un commissario che rivolti il sistema come un calzino e produca d'autorità i necessari cambiamenti. Nel ricordarlo, abbiamo la consapevolezza che non sarà possibile nel nostro calcio destinato così alla recessione.

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