Non c'è pace per i prati - non tanto verdi - della nostra Serie A. La polemica ritorna ciclicamente tanto quanto l'alternarsi delle stagioni, a partire dallo sfogo del tecnico laziale Sarri a cui si è unito il romanista Mourinho, avendo da ridire anche in merito al Ferraris dopo l'ultimo posticipo.
Non ci sono solo Roma e Genova, perché più volte le polemiche hanno riguardato anche San Siro a Milano, con il tecnico milanista Pioli e i giocatori dell'Inter tra gli accusatori nel corso della passata stagione. Sin dai primi anni Novanta il controllo gestionale dei manti erbosi di tutti i campi di Serie A, per conto di Figc e Lega, spetta a uno Studio Tecnico, presieduto da Giovanni Castelli, che individua il principale colpevole nel numero eccessivo di partite.
Castelli, dipende tutto dal calendario ingolfato?
«Non tutto, ma tre match a settimana sono davvero troppi. L'erba necessita di tempi naturali per ricrescere e i giardinieri di certo non possono fare miracoli. Non a caso ogni stagione le polemiche nascono sull'Olimpico e su San Siro, dove si gioca il più alto numero di partite tra campionato e coppe».
Il manto dello Stadio Olimpico ha una criticità tutta sua.
«Si tratta di un Bermudagrass, ossia un prato che va bene quando fa caldo. Quel tipo di erba tutto e solo naturale non va più bene. Bisogna passare all'ibrido come hanno fatto a Torino, Milano, Monza, Bergamo, Verona, Udine, Genova e Reggio Emilia. A seguire bisogna assisterlo e supportarlo con luci, riscaldamento e impianti di ventilazione».
In che modo la tecnologia ibrida risolve i problemi?
«La plastica presente anzitutto ha una resistenza particolare e ha proprio la funzione di proteggere l'erba naturale nel lungo termine, facendo quasi da cuscinetto. Tutti i top club europei ormai hanno i campi ibridi. Quello 100% naturale è ormai inattuale perché la natura non può fare il suo corso a causa dei ritmi serrati imposti dai calendari e con l'impossibilità di rimediare per i giardinieri».
I 50 giorni di sosta del Mondiale risolveranno il problema?
«Non c'è dubbio che alla ripartenza di gennaio i campi saranno come nuovi, fatti ovviamente gli opportuni interventi.
Il problema vero è che le partite non disputate tra novembre e dicembre, andranno recuperate senza tregua e con l'aggiunta delle coppe tra gennaio e marzo, che sono mesi storicamente molto rigidi. Dovranno sopportare un carico extra non da poco».
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