Andrij Shevchenko ha scritto pagine importanti della storia del Milan ed è stato uno dei grandi protagonisti della conquista della Champions League nel 2003 ai danni della Juventus nella famosa finale di Manchester. L'attuale commissario tecnico dell'Ucraina fu decisivo con il rigore finale che diede la vittoria ai rossoneri. Sheva, che ha da poco scritto un libro con l'aiuto del collega Alessandro Alciato "Forza gentile", si è raccontato ai microfoni di 7, magazine del Corriere della Sera.
Ricordo dolce
Shevchenko in questa chiacchierata ha rimembrato la finale di Champions League di Manchester:"Ho sempre avuto dubbi, mai paura. Dal cerchio di centrocampo al dischetto mi è venuto in mente di tutto", inizia così il racconto di Andrij che ha poi continuato parlando di quel rigore che ha regalato la sesta Champions al Diavolo: "L’infanzia, Chernobyl, gli amici morti, tutto. Ma sopra ogni cosa mi dicevo di non avere dubbi. Una volta che hai deciso dove tirare, non importa cosa fa Buffon, non importa niente, basta non cambiare idea".
Sheva è poi entrato nello specifico di quel momento poi diventato magico per lui, per il Milan e per tutti i tifosi: "Ricordo che mi sono passato la lingua sul labbro, e mi sono reso conto che avevo la bocca completamente secca. Ho fissato l’arbitro, perché il rumore dei tifosi copriva tutto e non avevo sentito il fischio. Lui mi ha fatto un cenno. E allora sono partito".
Ricordo amaro
Due anni dopo, però, quel dischetto fu fatale a Shevchenko e al Milan nell'assurda finale di Champions disputata ad Istanbul contro il Liverpool di Benitez che sotto 3-0 nel punteggio riuscì a pareggiare portando la contesa fino ai calci di rigore avendo poi la meglio sui rossoneri: "Nei primi tre mesi dopo quella sconfitta così acida mi svegliavo gridando nella notte e cominciavo a pensarci. Mi capita di pensarci ancora oggi che sono passati sedici anni. Tanti miei compagni non hanno più voluto rivedere quella partita. Io la so a memoria. Il Liverpool? Avevano una sola chance su 100, ci si sono aggrappati con tutte le forze che avevano. Bravi loro".
La provocazione di Matrix
Il ct dell'Ucraina ha poi svelato un aneddoto prima di un derby con protagonista Marco Materazzi, suo "acerrimo" nemico sul terreno di gioco: "Nel sottopassaggio di San Siro, prima di un derby di Champions League dove provavo a giocare con cinque placche di acciaio nello zigomo che mi ero fratturato due mesi prima, Materazzi mi disse cose poco carine su quel che sarebbe accaduto in campo alla mia faccia. Io gli risi in faccia.
Non per fare lo sbruffone, ma perché sapevo che nella vita lui non era e non è così, è solo che facciamo parte di uno spettacolo, e ognuno ha la sua parte. La sua era quella del cattivo. E poi, la gente che cercava di intimorirmi dimenticava spesso da dove vengo".
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