Shilton non perdona: "Maradona? Grande, ma non lo rispetto"

Il portiere dell'Inghilterra a Mexico 86: "Ha barato e non si è mai scusato. Altro che Mano de Dios, la Var ci avrebbe fatto comodo..."

Shilton non perdona: "Maradona? Grande, ma non lo rispetto"

Peter Shilton non dimentica e, soprattutto, non perdona: “Maradona fu grandissimo, ma non lo rispetto”. Il portiere dell’Inghilterra torna sulla sfida di Mexico 86 tra l’Argentina di Diego e la sua squadra. E in un’intervista rilasciata al Guardian conferma la rabbia per quella rete subita e, soprattutto, per il fatto che l’ex campione sudamericano non abbia mai nemmeno abbozzato un gesto di scuse per quel gol malandrino che passò alla storia come la Mano de Dios.

Sono passati trentatré anni e mezzo da quel giorno all’Atzeca di Città del Messico. In appena quattro minuti, il 22 giugno del 1986, Diego Armando Maradona decise il quarto di finale e si inventò due reti destinate a rimanere impresse a fuoco nell’immaginario collettivo e nella storia del calcio. La prima, al 51esimo, fu proprio la “Mano de Dios”: colpo di pugno che, nascosto dalla zazzera del Pibe, spedì palla in rete senza farsi sgamare dall’arbitro tunisino Ali Bin Nasser. Poi, il gol del secolo: la cavalcata trionfale del talento insuperabile di Maradona che ispirò a Victor Hugo Morales la più celebrata poesia in telecronaca della storia del futbol di tutti i tempi. Quella del Barrilete cosmico, l’aquilone spaziale che si libra in cielo tra le lacrime di gioia dei tifosi.

Tanto tempo è passato da allora. Ma Peter Shilton è come se fosse accaduto un mese fa. Le immagini di quella sfida aerea tra lui e Maradona, sul primo gol, sono vivide nella mente: “Io ho fatto tutto il possibile – ha spiegato al Guardian -, nelle immagini si vede che io sono più vicino al pallone di quanto lo sia la sua testa. Per questo l’ha colpita col pugno. La gente mi dice: ‘Ti ha saltato’ ma non lo ha fatto, lui ha barato”. Il problema, però, non è solo questo: “Avrei gradito le scuse? Le avrebbe gradite la squadra. Non è solo una questione mia ma di tutti, lui ci ha imbrogliati. Tanta gente oggi si scaglia contro la Var ma a noi sarebbe stata utile. Lui è sempre stato vago, ha parlato di mano di Dio. Mai una scusa né ha mostrato mai rammarico”. Anzi, Maradona, quel gol così, l’ha sempre rivendicato anche quando Gary Lineker, che quel giorno gli fu avversario in campo (segnò il gol del 2-1) andò a intervistarlo, anni fa, a Buenos Aires.

Secondo Shilton, quell’ingiustizia pesò anche sulla rete successiva, quella che spedì in orbita il mito di Maradona. Questa volta, un gol regolarissimo. O forse no. Per il portiere: “Non avevamo più la testa, quando scopri che qualcuno bara durante una partita così importate, il tuo stomaco si chiude. Non siamo riusciti a difendere come avremmo dovuto e poi ci fu fallo su Glenn Hoddle. Ma non gli si può dire nulla, Maradona mostrò cosa era capace di fare”.

Non è lo sfogo di chi ha ciccato l’occasione della vita, il treno che passa una volta sola e lo perde.

Shilton è stato un veterano e un mito sportivo: capitano dell’Inghilterra, ha partecipato a tre mondiali, ha un palmares sportivo da paura (tra cui due Coppe Campioni vinte col Nottingham Forest del mitico Brian Clough) e ancora oggi è l’uomo che ha giocato il maggior numero di partite in carriera, più di 1300. Certe volte le statistiche contano davvero poco, anche nel calcio. Perché alcune partite pesano (molto) più di altre anche se ne hai viste (e disputate) più di tutti.

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