Un paio di cose sul tennis: la prima è che si può perdere una partita, la seconda è che si può perdere una partita anche (ma non solo) per un errore di un arbitro. Anzi, di un'arbitra, Aurélie Tourte, probabilmente la migliore in circolazione, maschi compresi. A questo poi aggiungiamo che a volte non c'è neanche il Var a salvarti, ed ecco perché Jannik Sinner si è fermato in semifinale a Monte Carlo. Ecco perché comunque avrebbe forse perso lo stesso. Ecco perché il tennis non è il calcio.
Sarà Stefanos Tsitsipas ad affrontare Casper Ruud (che ha battuto 6-4, 1-6, 6-4 un Djokovic in versione «non mi sto divertendo più») nella finale di oggi del Masters 1000 principesco, quello che il numero 2 del mondo (resterà tale) ha affrontato come un primo test per la stagione sulla terra. E, comunque sia, la prova è più che superata. Jannik ha perso dopo 2 ore e 39 di lotta 6-4, 3-6, 6-4 ed è stato un passo dal vincere quando si è trovato in vantaggio di un break nel terzo set. E quasi di un doppio break appunto, sul 3-1, 30-40: il greco ha tirato una seconda palla che a tutti è sembrata fuori, sarebbe stato doppio fallo, ma né il giudice di linea né Aurélie hanno fiatato. Per cui Sinner ha ribattuto, si è messo a giocare, lamentandosi solo a scambio perso, ed è a questo punto che l'occhio elettronico, in Tv, ha fatto vedere che il servizio di Tsitsipas era fuori di un bel po'. Sulla terra però la tecnologia non vale e l'arbitra ha spiegato all'italiano che avrebbe dovuto fermarsi subito per chiamarla a controllare il segno. Insomma: un bel pasticcio.
E dunque: l'errore più che decisivo, come da titoloni, è stato sicuramente importante. Ma il seguito del match ha fatto capire ciò che voleva dire Sinner raccontando il suo periodo di adattamento al rosso: la sudata vittoria su Rune ai quarti ha lasciato il segno. E poi, sì, c'è stato pure il nervosismo, come Jannik ha spiegato in maniera lucida ed educata in conferenza stampa: «Perché non mi sono fermato? Fare l'arbitro non è il mio lavoro, ero concentrato sulla partita. Era dal suo lato, e se la palla è fuori così tanto Però ognuno fa errori, c'è da accettarlo. I crampi sono un po' forse una conseguenza del nervoso, peccato: potevo fare un'altra finale, stavo giocando bene, ma un'altra semifinale 1000 non è da sottovalutare. E poi sto parlando con la testa ancora abbastanza calda dalla partita, e bisogna capire che non sempre le cose vanno come si vuole».
E allora si volta pagina: c'è Madrid («metterò benzina nel serbatoio, farò tanta palestra: se vincerò un paio di partite sarò contento») e poi gli Internazionali, «e li arriverò con la mentalità per vincere il torneo». Non sarà, dunque, un errore a fermarlo: «Prendiamola col sorriso». Succede, nel tennis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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