Vincere è l'unica cosa che conta, stasera vale per tutti. E come sempre, per Inzaghi un po' di più. Che non è giusto, ma è la realtà con cui l'allenatore dell'Inter ha imparato a confrontarsi in questa stagione. Quarta sfida dell'anno contro la Juventus (col Milan saranno 5: le emozioni non mancano), che ne ha vinte 2 e sfiorata la terza, l'ultima, quella pareggiata in extremis dal rigore di Lukaku, e poi l'esultanza e la rissa e le polemiche fino alla grazia che non le ha certo sopite, anzi. Chi vince va in finale, che intanto già garantisce un volo a Riad per la Supercoppa di Natale e 4 milioni sicuri. Ma Inter-Juventus è molto di più, ogni volta e come sempre.
Venticinque anni fa come oggi, era domenica e si giocava di pomeriggio, il non fischio forse più contestato della storia, quello scontro Iuliano-Ronaldo che ha incendiato la rivalità moderna fra Juventus e Inter, e poi il 5 maggio e poi Calciopoli e adesso le plusvalenze e il razzismo, per detestarsi senza fare molto per nasconderlo.
Vigilia di silenzio per Inzaghi, nemmeno qualche banalità d'occasione, diffusa ai microfoni amici dei social nerazzurri. Tutto rinviato a stasera, il risultato determinerà umore e parole, ma almeno non c'è il rischio di sbagliare misura. Per Inzaghi, la certezza importante di avere ritrovato Lukaku, non solo nominalmente. Eppure pare che a partire titolare sarà ancora Dzeko, nonostante non segni dal 18 gennaio e nel frattempo in campo abbia spesso più camminato che corso. Ha riposato a Empoli, dove invece Lukaku ha giocato 90 minuti (ma segnato 2 gol, più un assist), evidentemente conta. Meno dovrebbe contare avere la possibilità di avere Big Rom nei supplementari e magari ai rigori, perché non si può pensare di cominciare una partita, puntando a non chiuderla nei 90 minuti, ma vai a vedere che alla fine avrà ragione Inzaghi.
Non è una finale, ma con la Juventus è come se lo fosse. E allora Inzaghi cala sul tavolo i precedenti della scorsa stagione (vinte 2 Coppe su 2) e quelli con la Lazio (2 su 3), sperando di allungare la serie. Lo farà con l'Inter migliore, cui ha risparmiato un po' di fatica nell'ultima uscita in campionato. Dentro quindi Onana e Darmian e Bastoni, ma pure Dumfries e Dimarco, Mkhitaryan e Barella, più ovviamente l'altra metà della LuLa, cioè Lautaro Martinez, destinato a indossare anche la fascia di capitano se alla fine il prescelto in regia sarà davvero Calhanoglu al posto di Brozovic (titolare con Benfica ed Empoli e magari un po' stanco).
Il croato peraltro è anche uno dei 7 diffidati dell'Inter con Correa, Dimarco, Gosens, Lautaro, Lukaku e Onana.San Siro un'altra volta esaurito, stasera come domenica all'ora di pranzo contro la Lazio, ma ormai non è più una notizia. Semmai un monito al genio che pensava di fare uno stadio con 50mila posti.
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