I dolori del giovaneWerner. Prendendo in prestito il titolo di uno dei celebri romanzi di Goethe, l'opera simbolo dello Sturm und Drang e antipasto del romanticismo tedesco, merita una menzione quanto accaduto a Timo Werner da Werther a Werner il passo è breve presente e futuro della Germania durante la sfida di Champions Besiktas-Lipsia.
Nel mezzo del baccano, per usare un eufemismo, del Vodafone Park di Istanbul, la casa del club turco dove militano gli ex interisti Quaresma e il neo arrivato Medel, il 21enne Timo Werner è stato costretto ad abbandonare il terreno di gioco al 32' del primo tempo perché, vedere per credere, non riusciva a sopportare più il boato assordante del tifo locale. Non ce la faceva proprio più Timo, immortalato da tv e telefonini nel tentativo di coprirsi le orecchie con le mani pur di alleviare il dolore fisico. Neanche con i tappi la situazione è migliorata e allora il tecnico Hasenhuttl lo ha richiamato in panchina. Il raffronto con Werther, protagonista del romanzo epistolare di Goethe e personaggio insofferente e fragile e limitato, è singolare.
E dire che Werner ne ha fatta di strada nonostante i soli 21 anni d'età. Il giovane calciatore di Stoccarda ha vinto con la sua Nazionale la Confederations Cup dove è stato pure capocannoniere ex aequo con tre reti. Pensare che un giocatore del genere sia incapace di resistere alla bolgia da stadio fa riflettere, tant'è che il club tedesco ha richiamato Werner («Non mi sentivo bene, mai vista un'atmosfera del genere, non riuscivo a concentrarmi» ha spiegato) in Germania per le visite specialistiche del caso. «Timo ha sofferto problemi circolatori e respiratori» ha fatto sapere il tecnico del Lipsia Hasenhuttl.
Non è la prima volta di questo clima così assordante provocato dai tifosi del Besiktas: c'è un precedente, la sfida con il Liverpool del 2008, un match che batté il record di rumorosità all'interno di uno
stadio sfondando il muro dei 128 decibel. Per non parlare del baccano ai Mondiali in Sudafrica causato dalle vuvuzuela, ora vietate nelle principali competizioni sportive perché troppo fastidiose e pure dannose per l'udito.
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