Milanello - «Nulla è perduto», ha continuato a ripetere ieri Allegri. Si riferisce naturalmente alla sfida con la Juve e al duello scudetto, ancora tutto da completare. Ma alla fine di un altro lunedì di passione, l'espressione utilizzata prima del test di Milanello, è risultata uno sterile esercizio di sfrenato ottimismo. Perché alle parole di incoraggiamento del livornese (sotto pressione anche a causa dell'interruzione delle comunicazioni con Arcore), seguite alla visita apostolica di Galliani nel giorno di Pasqua (scandita dallo stesso messaggio rivolto allo spogliatoio: «a leggere i giornali, sembra che il Milan stia in zona retrocessione»), sono seguiti fatti per niente confortanti. Anzi, di segno opposto. Come la lista degli indisponibili che invece di perdere clienti continua a reclutarne fino a raggiungere quota dodici, squalificati compresi, un numero industriale.
Ieri, prima di partire per Verona e la tappa col Chievo, sono rimasti in infermeria Abate, Antonini, Boateng e Van Bommel, cioè quattro indispensabili titolari che avrebbero dovuto garantire freschezza e nuove energie al gruppo. Per i primi due si è trattato di risentimenti muscolari ma più in particolare del terrore di incorrere in altrettante ricadute. Già, perché dopo i discussi episodi di Thiago Silva e Pato, adesso lo staff medico e quello dei preparatori hanno imboccato un'altra strada: prudenza assoluta nel timore, trasformatosi in panico, di provocare recidive. Boateng e Van Bommel ko non sono più una notizia mentre lo è la rispettiva, lunghissima inattività: l'africano di passaporto tedesco per giocare due partite di Champions (contro Arsenal e Barcellona) è rimasto fuori da gennaio; l'olandese ha un mal di schiena che lo tormenta da troppo tempo per passare alla cronaca come semplice mal di schiena. Per fortuna del Milan Nesta, contattato da Pirlo per il trasferimento alla Juventus dal prossimo agosto (non sapevamo che i calciatori potessero fare le veci dei procuratori), si è rimesso in piedi. Almeno lui ha recuperato energie e uno straccio di condizione ma per completare l'allestimento difensivo c'è bisogno di mettere alla prova un ragazzino di primo pelo, De Sciglio come terzino destro. Occhio infine agli altri tre diffidati della compagnia (Ibrahimovic, Seedorf e Mexes): rischiano di saltare la sfida col Genoa di sabato sera. È un bollettino di guerra, quello proveniente da Milanello, non un semplice notiziario.
«Nulla è perduto, dopo lo scivolone con la Fiorentina dobbiamo riprenderci a Verona» è lo spot pubblicitario girato da Allegri messo sott'accusa, ma a torto, diciamolo forte e chiaro. «Eravamo a meno sei dalla Juve dopo sei turni, siamo andati avanti di quattro punti, per i miracoli non sono ancora attrezzato» la sua risposta a chi ricorda il peso del famoso gol di Muntari. Che lo scudetto non sia ancora assegnato è vero, ma è altrettanto vero che sono altri i segnali allarmanti provenienti dalle viscere milaniste. Per esempio il silenzio di Silvio Berlusconi di cui si è scritto prima («non l'ho sentito» la candida confessione di Allegri). Per esempio l'eco, proveniente dallo spogliatoio, dell'ennesimo sfogo di Ibrahimovic nei confronti dei suoi sodali dopo la sconfitta con la Fiorentina e che non depone certo a favore di un clima idilliaco. La vera difficoltà attuale del Milan non è tanto la stanchezza, ma l'impossibilità di recuperare in modo definitivo alcuni esponenti condannando gli altri (per esempio Ambrosini si è rotto alla quinta consecutiva racchiusa in appena 18 giorni) a giocare in condizioni precarie.
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