Storica scherma azzurra. Zittita la bolgia della Francia

La Santuccio si sposerà, la 39enne mamma Navarria cambio giusto della Fiamingo. E la "parigina" Rizzi lancia la volata...

Storica scherma azzurra. Zittita la bolgia della Francia
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Un fascio di meravigliosa luce azzurra nel bleu dipinto di bleu del Gran Palais parigino. Vince l'Italia della spada in rosa sfidando la marea umana francese, almeno 7000 persone contro 30 italiani, che ha cercato di annichilire il passo di carica di nostre signore di cappa e spada nella finale sofferta, vissuta, combattuta che ha esaltato la forza di carattere di queste ragazze forse un po' snobbate rispetto al Dream team del fioretto, ma che hanno dimostrato di essere un team. Il dream, il sogno, si è composto a poco a poco, assalto dopo assalto: Francia cucinata fino all'ultima stoccata preparata da Alberta Santuccio, catanese di 30 anni che aveva promesso a Francesco, il fidanzato, di presentarsi all'altare di nozze con una collana di bel colore: pensava al color oro che davvero le risplenderà al collo.

Il caso, certo un'idea del destino, ha voluto sia toccato a lei giocarsi l'ultima stoccata: quella del vivere o morire al tempo supplementare partendo da 29 pari. Sorta di restituzione a queste ragazze di quanto tolto nella gara individuale dove l'ultimo colpo è sempre stato fatale. In quei momenti tutto il Grand Palais si è fermato, in religioso silenzio prima di veder scintillare la lama italiana sul corpo di Auriane Mallo-Breton. Dommage! Hanno urlato i francesi prima del cavalleresco applauso.

Un oro mai arrivato, la rivincita della prima volta, che fu nella finale di Atlanta 1996, quando la Francia guidata allora dalla gran dame Laura Flessel si prese l'oro olimpico. Una mamma di 39 anni, friulana tosta, Mara Navarria ha guidato la riscossa per poi dedicare il trionfo alla Moellhausen, l'italobrasiliana malata di tumore: «È per Naty. Un pizzico di questa medaglia porti fortuna anche a lei». Giulia Rizzi, pensate una 35enne esordiente ai Giochi, altra friulana che a Parigi ha messo casa, ha dato il via al risveglio delle ragazze dopo qualche momento di appannamento. Le nostre azzurre erano arrivate al gran finale battendo prima l'Egitto, poi la Cina con grande sicurezza. «E alla fine abbiamo raccolto quanto meritavano. Pur essendo andate sotto di quattro stoccate», ha spiegato Dario Chiadò, il ct che dal 2022 al 2024 ha portato le sue spade sempre sul podio degli eventi internazionali (europei e mondiali). «Ci hanno commosso, queste ragazze: sono state contro tutto e contro tutti. Mostrando grandissima testa», ha raccontato Giovanni Malagò, il presidente del Coni, fuor delle polemiche che hanno accompagnato le gare individuali. Signore di cappa e spada che potrebbero insegnar qualcosa ai colleghi maschi.

E comunque resteranno nei ricordi anche per la statistica, visto che questa è la 50esima medaglia d'oro della scherma ai Giochi olimpici. Se la sono sudata partendo forte con la Santuccio che, evidentemente, era predestinata ai momenti di gloria: pronti via contro Marie Florence Candassamy per un 3-2 beneaugurante. Poi Rossella Fiamingo, l'altra catanese del gruppo, si è fatta prendere da qualche demone negativo, dopo la bella prova in semifinale. Sembrava l'inizio della fine, guarda caso proprio nei momenti in cui il suo fidanzato, Greg Paltrinieri, si batteva in acqua per un bronzo. Il cambio con mamma Mara Navarria, 39 anni di giovin splendore, ha fatto squillare l'ultimo campanello: sveglia tutte, vogliamo vincere. Le ragazze hanno capito, hanno lasciato che la bolgia non annientasse orgoglio e determinazione hanno cominciato a risucchiare punti, finche la Navarria al penultimo assalto ha tenuto botta per il sorpasso. E la Santuccio, con l'animo del portabandiera che fu alle olimpiadi giovanili di Singapore, ha portato la bandiera sulla punta della sua spada.

Soffri, prendi colpi e restituisci: 29-28 per la francese, 29-29 all'ultimo soffio. Poi l'atto finale, il minuto del vivere o morire. A quel punto la sua spada ha detto: gioire. L'urlo di Alberta: «Siamo campionesse!». E gioia fu.

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